lunedì 10 giugno 2013

vogliamo prendere coscienza che di fronte alla vita... non possiamo assumere atteggiamenti errati


L’uomo: viator e peregrinus
di p. Attilio Franco Fabris

Ma la rivelazione biblica si parla di un Dio personale e creatore,
che intesse un dialogo con l’uomo.
Un Dio che ha dato un inizio alla storia e al quale questa appartiene.
Con la rivelazione nasce il concetto di storia
come luogo teologico,
in cui si intesse un rapporto,
una storia di alleanza
che apre la storia continuamente al futuro di Dio,
impedendo al credente di ricadere
sia in una visione ciclica della storia stessa,
come nel suo svuotamento di significato.

La nostra società umana e ciascuno di noi
si colloca in un punto preciso del tempo,
con una tensione aperta a diverse possibilità.

Ci vediamo situati in una tensione
tra un passato già realizzato
e un futuro sempre aperto.

Siamo certi che è possibile intervenire
nel divenire storico
attraverso le nostre decisioni,
il nostro lavoro e la nostra testimoniaza fattiva di credenti.

Siamo altresì consapevoli
che il nostro cammino deve essere assunto
come compito da svolgere responsabilmente
sia verso se stessi
ma anche verso gli altri.
Non è indifferenti che io porti o no a compimento il mio viaggio:
esso non sarà compiuto da nessun altro.
Esso è rimarrà unico.

Per ciascuno il presente è l’aspetto predominante,
l’unico realmente posseduto.
Un presente però che si estende
sia nelle radici del passato
come nella progettualità del futuro.
Il passato è passato
in quanto rimane nel presente come “memoria”,
fondamento del mio attuale esistere.
Il futuro appare futuro
perché già ora,
nel presente è anticipato
come appello, compito, progetto di crescita.
L’uomo è soggetto di speranza.

Si tratta dunque di un presente
teso dinamicamente tra passato e futuro.
Se ciò non fosse sarebbe ridotto
ad un semplice istante sospeso
nel vuoto, nel nulla.

Con queste considerazioni
vogliamo prendere coscienza che di fronte alla vita,
a questo nuovo millennio che ci si apre dinanzi,
non possiamo assumere atteggiamenti errati.

Essi potrebbero essere sintetizzati così:
-          il fatalismo e la rassegnazione:
è una forte tentazione in questa fase storica di passaggio in cui
ci  sembra  spesso di brancolare del buio.
-          L’alibi:
il cercare giustificazioni
per non assumersi la resposabilità del proprio e altrui cammino
-          Il ripiegamento
sull’istante privo di “memoria” e di “speranza”, e di progettualità.

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