martedì 11 giugno 2013

Tra queste due vie l’uomo è libero di scegliere ed ha la responsabilità della sua scelta


 IL CAMMINO DI DIO E DELL’UOMO

p. Attilio Franco Fabris

L’uomo “biblico” è un nomade. Nella sua esistenza i concetti di strada, via, sentiero, cammino hanno un valore fondamentale. Con tutta naturalezza egli si serve di questo vocabolario per parlare della sua esperienza umana, morale e religiosa: “Beato il popolo che cammina alla luce del tuo volto”(Sal 89,16);  “Siano diritte le mie vie nel custodire i tuoi precetti”(Sal 119,5).

All’epoca del giudaismo la dottrina delle “due vie” riassume la condotta che gli uomini possono scegliere. Esistono infatti due modi di comportarsi, due diversi cammini: uno buono e l’altro cattivo: “La strada dei giusti è come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio.
  La strada degli empi è come l’oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere” (Pr 4,18s).

La via della virtù  è dunque strada diritta e perfetta (cfr. 1Sam 12,23)
e consiste
nel praticare la giustizia, 
nel praticare la verità, 
nel ricercare la pace.
Tutti gli scritti sapienziali proclamano che questa è la via della vita;
essa assicura
lunghezza e
prosperità di esistenza:
“Per l’uomo assennato la strada della vita è verso l’alto;
  per salvarlo dagli inferi che sono in basso” (Pr 15,24).

La via cattiva invece è tortuosa, 
è quella scelta
dagli insensati,
dai peccatori,
dai malvagi.
Essa porta alla perdizione:
“La via degli empi andrà in rovina” (Sal 1,6), e alla morte:
“Nella strada della giustizia è la vita, il sentiero dei perversi conduce alla morte” (Pr 12,28).

Tra queste due vie l’uomo è libero di scegliere ed ha la responsabilità della sua scelta:
“Vedi io pongo oggi davanti a te
la vita e il bene,
la morte e il male;
poiché io oggi ti comando
di amare il Signore tuo Dio,
di camminare per le sue vie,
di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme,
perché tu viva e ti moltiplichi
e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso.
Ma se il tuo cuore si volge indietro e
se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrati davanti ad altri dei e a servirli,
io vi dichiaro oggi
che certo perirete,
che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano…
Io ti ho posto davanti
la vita e la morte,
la benedizione e la maledizione;
scegli dunque la vita,
perché viva tu e la tua discendenza,
amando il Signore tuo Dio,
obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui,
poiché è lui la tua vita e la tua longevità” (Dt 30,15-20).

Anche Gesù segnala l’angustia del sentiero che conduce alla vita, e l’esiguo numero di coloro che l’imboccano; mentre la maggioranza segue la via larga che conduce alla morte: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano” (Mt 7,13s).

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