sabato 31 maggio 2014

strade di erramento che sono anche strade di ritorno, ove il padre diventa più padre, perdonando, e i figliuoli, figliuoli davvero, sbagliando


È la prima delle parabole della salute:
la Parabola della salute:
discorso delle beatitudini o della felicità:
Parabola della salute o della felicità:
dove la felicità sta di casa:
per quali strade la si ritrova:
strade di erramento che sono anche
strade di ritorno,
ove il padre diventa
più padre,
perdonando,
e i figliuoli,
figliuoli davvero,
sbagliando.
La vita è una strada che ritorna.
«Io torno a Colui che mi ha mandato» Gv 7,33.
La mia preghiera:
«O Signore, o Signore,
abbi pietà del mio abbandono e
fa' che del tuo regno io Ti possa veder sul limitare alto
avanzare con le braccia aperte
incontro a me
che sul finir del giorno a Te ritorno!».
La più bella avventura, 96.

venerdì 30 maggio 2014

Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre. Continuate a riempire il lume con piccole gocce d’amore e vedrete quanto è dolce il Dio che amate. Resterò di contino assente dal Paradiso, per accendere la luce a quelli che vivono nell’oscurità sulla terra.


Lc 8,16-18
La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Non cercate Gesù in terre lontane: 
Lui non è là. 
È vicino a voi. 
È con voi. 
Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre. 
Continuate a riempire il lume con piccole gocce d’amore e 
vedrete quanto è dolce il Dio che amate.
Resterò di contino assente dal Paradiso, 
per accendere la luce a quelli che vivono nell’oscurità sulla terra.
Spesso si vedono fili metallici piccoli o grandi, vecchi o nuovi, cavi elettrici economici o costosi 
che restano inutilizzati, 
perché se non vi passa la corrente non servono a far luce. 
I fili siamo voi ed io, 
la corrente è Dio. 
Noi possiamo decidere di lasciar passare la corrente attraverso di noi, di essere usati, 
o possiamo rifiutare di essere usati e permettere all’oscurità di diffondersi.
Siate gentili e misericordiosi. 
Fate in modo che nessuno venga da voi senza andarsene migliore e più felice. 
Siate espressione vivente della bontà di Dio: 
bontà nei vostri occhi, nel volto, nel sorriso, nel saluto. 
Ai bambini, ai poveri ed a tutti coloro che soffrono e sono soli donate sempre un sorriso felice. Donate loro non soltanto le vostre cure, ma anche il vostro cuore.
Madre Teresa di Calcutta

giovedì 29 maggio 2014

L’importante è il dono di noi stessi, il grado di amore che mettiamo in ciascuno dei nostri gesti. Non sappiamo fare grandi cose, soltanto piccole cose con grande amore.

Lc 8,19-21
Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta
non è quello che diciamo noi,
ma quello che Lui dice a noi e attraverso di noi.
Comincio sempre la mia preghiera in silenzio,
perché è nel silenzio del cuore che Dio parla.
Dio è amico del silenzio.
Se non conoscete nel profondo del cuore che Gesù ha sete di voi,
non potete cominciare a conoscere ciò che egli vuole essere per voi,
e ciò che egli vuole voi siate per lui.
Diventiamo tutti un ramo vero e fruttuoso della vigna di Gesù,
accettandolo nelle nostre vite sotto la forma in cui a Lui piace venire:
come Verità da dire;
come Vita da vivere;
come Luce da accendere;
come Amore da amare;
come Strada da percorrere;
come Gioia da donare,
come Pace da diffondere;
come Sacrificio da offrire, nelle nostre famiglie e con il nostro prossimo.
L’importante è il dono di noi stessi,
il grado di  amore che mettiamo in ciascuno dei nostri gesti.
Non sappiamo fare grandi cose,
soltanto piccole cose con grande amore.
Fa’ sì che Ti predichiamo senza predicare,
non con le parole,
ma col nostro esempio,
con la forza travolgente,
l’influsso di ciò che facciamo,
con l’evidente pienezza dell’amore che i nostri cuori nutrono per Te.
Gesù, aiutaci a diffondere la tua fragranza dovunque andiamo.
Inondaci l’anima del Tuo spirito e della Tua vita.
Penetra in noi e possiedi tutto il nostro essere,
così a fondo che tutta la nostra vita sia un’irradiazione della Tua.
Splendi attraverso di noi, e sii in noi a tal punto da far sentire a ogni anima che tocchiamo la Tua presenza nella nostra anima.
Fa’ sì che guardandoci non vedano più noi, ma solo Gesù!
Resta con noi, e risplenderemo come Tu risplendi;
tanto da divenire una luce per gli altri.
Madre Teresa di Calcutta

mercoledì 28 maggio 2014

Perciò vi supplico: cercate di trovare anzitutto li, nella vostra casa, i vostri poveri. Non permettete a nessuno di sentirsi solo, indesiderato, non amato, ma non permettetelo anzitutto a quelli di casa vostra, al vostro prossimo.


Lc 9,1-6
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

Gesù si è fatto il pane di vita per poter saziare 
la nostra fame di Dio, 
il nostro amore di Dio. 
E poi, per saziare la propria fame del nostro amore, 
si è fatto 
affamato, 
nudo, 
senzatetto, 
e ha detto: «Quando lo avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me».
Perciò vi supplico: 
cercate di trovare anzitutto li, nella vostra casa, i vostri poveri. 
Non permettete a nessuno di sentirsi 
solo, indesiderato, non   amato, 
ma non permettetelo anzitutto 
a quelli di casa vostra, 
al vostro prossimo. 
C’è qualcuno che è cieco? 
Andate a leggergli il giornale, a fargli le spese, a fargli le pulizie. 
Non si richiede nient’altro che questo.
Prima di toccare un sofferente, 
prima di ascoltare un sofferente, 
pregate. 
Per poter amare quel sofferente, 
avete infatti bisogno di un cuore puro. 
Voi non potete amare ì malati e i sofferenti se non amate quelli che vivono con voi sotto lo stesso tetto. 
Per questo è assolutamente necessario che preghiamo. 
Il frutto della preghiera è l’approfondimento della fede; 
il frutto della fede è l’amore; 
il frutto dell’amore è il servizio. 
La preghiera ci dà il cuore puro e il cuore puro può vedere Dio. 
E vedendo Dio gli uni negli altri 
ci ameremo scambievolmente come ci ama Gesù. 
Quello che Gesù è venuto a insegnarci facendosi uomo sta tutto qui: 
amarci gli uni gli altri.
Non crediamo 
che la povertà consista solo 
nell’avere fame di pane, 
nell’essere nudi per mancanza di vestiti, 
nell’essere privi di un’abitazione di mattoni e di cemento. 
Esiste una povertà ancora più grande: 
quella di non sentirsi amati, non sentirsi desiderati, 
sentirsi emarginati. 
Quella di non avere nessuno nella vita.
Madre Teresa di Calcutta

martedì 27 maggio 2014

Davanti a Dio siamo tutti poveri. In un modo o nell’altro siamo tutti handicappati. A volte lo si vede esternamente, a volte lo si è dentro.


Lc 9,7-9
Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?

«Aprite gli occhi e guardate».
Non c’è solo fame di un pezzo di pane, 
c’è fame di comprendere l’amore, 
la parola di Dio.
Davanti a Dio siamo tutti poveri. 
In un modo o nell’altro siamo tutti handicappati. 
A volte lo si vede esternamente, a volte lo si è dentro. 
La persona sana può essere più vicina alla morte 
e persino più morta di un moribondo. 
Potrebbe essere morta spiritualmente, 
solo che non si vede. 
Se davvero apparteniamo totalmente a Dio, 
dobbiamo essere a sua disposizione e dobbiamo confidare in Lui. 
Ieri è passato. 
Il domani non è ancora arrivato. 
Abbiamo solo l’oggi: 
cominciamo.
Madre Teresa di Calcutta

lunedì 26 maggio 2014

Se Gesù è questo "tutti" perchè non lo vedo e non lo incontro?


Lc 9,18-22
«Ma voi, chi dite che io sia?».

Chi è Gesù per me.
Il Verbo fatto carne. 
Il pane di vita. 
La vittima che si offre sulla croce per i nostri peccati. 
Il sacrificio offerto nella santa messa per i peccati del mondo e miei personali. 
La parola che devo dire. 
Il cammino che devo seguire. 
La luce che devo accendere. 
La vita che devo vivere. 
L’amore che deve essere amato. 
La gioia che dobbiamo condividere. 
Il sacrificio che dobbiamo offrire. 
La pace che dobbiamo seminare. 
Il pane di vita che dobbiamo mangiare. 
L’affamato che dobbiamo sfamare. 
L’assetato che dobbiamo dissetare. 
Il nudo che dobbiamo vestire. 
Il senzatetto al quale dobbiamo offrire riparo. 
Il solitario al quale dobbiamo far compagnia. 
L’inatteso che dobbiamo accogliere. 
Il lebbroso le cui ferite dobbiamo lavare. 
Il mendicante che dobbiamo soccorrere. 
L’alcolizzato che dobbiamo ascoltare. 
Il disabile che dobbiamo aiutare. 
Il neonato che dobbiamo accogliere. 
Il cieco che dobbiamo guidare. 
Il muto a cui dobbiamo prestare la nostra voce. 
Lo storpio che dobbiamo aiutare a camminare. 
La prostituta che dobbiamo allontanare dal pericolo e colmare della nostra amicizia. 
Il detenuto che dobbiamo visitare. 
L’anziano che dobbiamo servire. 
Gesù è il mio Dio. 
Gesù è il mio sposo. 
Gesù è la mia vita. 
Gesù è il mio unico amore. 
Gesù è tutto per me. Gesù, per me, è l’unico.
Madre Teresa di Calcutta

domenica 25 maggio 2014

Insegnami quell’amore che è sempre paziente e sempre gentile; mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso; l’amore che prova gioia nella verità, sempre pronto a perdonare, a credere, a sperare e a sopportare.



Gv 1,47-51

Vedrai cose più grandi di queste

Voi ed io siamo stati creati per cose più grandi. Non siamo stati creati solo per attraversare questa vita senza uno scopo. E quello scopo più grande consiste nell’amare e nell’essere   amati.
Apri i nostri occhi, Signore, perché possiamo vedere te nei nostri fratelli e sorelle. Apri le nostre orecchie, Signore, perché possiamo udire le invocazioni di chi ha fame, freddo, paura, e di chi è oppresso. Apri il nostro cuore, Signore, perché impariamo ad amarci gli uni gli altri come tu ci ami. Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore, perché diventiamo un cuore solo ed un’anima sola, nel tuo nome.
Rendimi capace di comprendere e dammi la fede che muove le montagne, ma con l’amore. Insegnami quell’amore che è sempre paziente e sempre gentile; mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso; l’amore che prova gioia nella verità, sempre pronto a perdonare, a credere, a sperare e a sopportare. Infine, quando tutte le cose finite si dissolveranno e tutto sarà chiaro, che io possa essere stato il debole ma costante riflesso del tuo amore perfetto

Madre  Teresa di calcutta