sabato 19 ottobre 2013

fra le tante cose buone devo scegliere quella che Dio vuole


Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti
Trascrizione non rivista dagli autori

I criteri della scelta e della riforma

Una volta chiarito l' obiettivo Ignazio ci dice su che cosa si fa
la scelta (n°170).
Il problema qui non è la scelta tra bene e male,
c' è la legge che stabilisce il bene e il male
e nessuno sceglie deliberatamente il male.
Il problema è tra due cose quale il Signore vuole che io scelga.
Questo è il problema fondamentale dell' etica cristiana
riguardo il fare la volontà di Dio.
Cosa Dio vuole positivamente da me;
il discernimento
riguarda cose buone,
fra le tante cose buone devo scegliere quella che Dio vuole.
E questa volontà di Dio su di me,
me la può dire solo Dio
nessun altro è in grado,
neanche il papa può darmi la mia vocazione,
solo Dio.
Così la mia fede, la mia esperienza di Dio ce l' ho solo io
ed è unica.

venerdì 18 ottobre 2013

noi siamo attaccati alle cose ed alle persone ed è questo che vogliamo conservare


Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti
Trascrizione non rivista dagli autori

I criteri della scelta e della riforma

Che cosa voglio?
Voglio quello che il Signore vuol darmi.
Il problema dell' uomo dell' uomo  è scegliere
e una volta scelto
riformare sempre la propria scelta.
La prima premessa per una scelta è
che si abbia l' occhio della nostra intenzione puro,
badando solo al fine per cui siamo stati creati:
a lode del nostro Signore e la salvezza della nostra anima.
Ogni scelta  è tale semplicemente quando cerco soltanto la gloria di Dio,
sapendo in che cosa consista questa gloria.
Se esco da questa ottica  è logico che sceglierò per la gloria degli uomini
che generalmente coincide con il prestigio, il potere, il successo.
La scelta avviene solo dopo aver conosciuto
che è il Cristo,
e quindi l' umiltà, la povertà ed il servizio.
Prima di questo io faccio la mia santissima volontà
e pretendo che Dio che faccia la mia.
Quando la gente viene a chiedermi consigli non li do mai a loro,
gli chiedo esattamente il consiglio che vogliono
che io gli dia in modo che capisce che  è sbagliato:
è importante conoscere quello che vogliamo noi,
ma è volontà di Dio?
Noi siamo specialisti nel subordinare i fini ai mezzi,
noi siamo attaccati alle cose ed alle persone
ed  è questo che vogliamo conservare,
poi una volta stabilito questo vogliamo fare
anche la volontà di Dio.
Il problema non  è di non avere degli effetti disordinati,
il problema  è non lasciarsi determinare da questi nelle nostre scelte.
È chiaro che le mie sofferenze, i miei disordini li possiedo
ma cercherò di non farmi determinare
altrimenti ogni scelta sarà sbagliata.
Nessuna cosa deve spingermi a prendere o a fare se non unicamente il fine supremo.


giovedì 17 ottobre 2013

il fine di vincere se stessi


Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti
Trascrizione non rivista dagli autori

I criteri della scelta e della riforma

La preghiera ha il fine di vincere se stessi,
vincere la propria ignoranza,
la propria pigrizia mentale per conoscere il Signore.
Ogni preghiera deve essere mirata a cercare e trovare la volontà di Dio,
altrimenti  è pia  illusione.
Per poter conoscere il Signore
devo ascoltare la sua Parola nella quale è contenuta la sua volontà,
devo mettermi in atteggiamento di ascolto,
se no faccio sempre la mia volontà
e la preghiera mi servirà come alibi.
Il cuore degli esercizi è la scelta o la riforma,
non occorre fare  grandi propositi.

mercoledì 16 ottobre 2013

E questo è il cammino di tutta la nostra vita, lasciare che traspaia sempre di più questo dominio dello Spirito.


Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti

Le regole della consolazione

  L’ottava regola (n°336) parla della consolazione senza causa, e dice:  “la consolazione senza causa è certamente del Signore, quindi non c’è inganno, è tutta buona”.
Però è importante saper distinguere la consolazione che viene dal Signore
o l’ispirazione che viene da Lui,
dalle conclusioni che tiri tu dopo.
Non è detto che quelle vengono dal Signore,
 e quindi distinguere quello che è il tempo  proprio della consolazione
che  è un dono che viene dal Signore e che magari non ha nessun oggetto dentro, di cose da fare,
dalle risoluzione che prendi tu dopo.
Quelle le devi valutare invece se son giuste o no. Mentre può essere giusta la causa, cioè la consolazione che hai avuto,  possono esser sbagliate le tue conseguenze.

Ecco, queste regole possono sembrare anche molto sottili,
esigono chiaramente una grande capacità di sguardo interiore,
però come vedete
sono ordinate prima di tutto a fare un’igiene spirituale, secondo me,
cioè ad accogliere le mozioni buone
e a respingere quelle cattive.
In modo che sono abitato da quelle buone,
la mia vita sarà determinata sempre più da emozioni
di gioia, di letizia, di pace, di serenità,
che è il frutto dello Spirito in fondo.
La nostra vita cristiana, il dono dello Spirito Santo, la vita filiale,
si manifesta proprio nel frutto dello Spirito,
che, Galati 5-22,
sono l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la fedeltà, la mitezza, la libertà, il dominio di sé.
E questo è il cammino di tutta la nostra vita,
lasciare che traspaia sempre di più questo dominio dello Spirito.

Contemporaneamente in noi ci sono gli istinti contrari, opposti,
di tristezza, di egoismo, di inquietudine, di turbamento.
Va bene, li scacciamo…

Più ci abituiamo a vivere alla presenza di Dio,
più arriviamo ad essere in una situazione stabile di consolazione,
consolazione che non è che ti fa uscire dalla realtà,
ma che regge anche nella desolazione, nella persecuzione, anche nella morte.
È la consolazione del Signore.
E poi, dicevo, imparare ad analizzare bene il seguito dei propri pensieri,
perché possiamo avere un pensiero buono
ma il nemico ci toglie la pace su quello e allora vuol dire che hai sbagliato.
Il bene del Signore è tutto bene e ti lascia nella pace,
dove non c’è la pace c’è qualcosa che non va, anche nelle cose buone,
e quindi devi cercare di capire cos’è.
Queste  regole  sono sommamente istruttive per la vita spirituale,
la vita spirituale è soprattutto saper leggere la vita dello Spirito che è in noi,
avere questo discernimento, e non sono cose sublimissime.
Le trovate in tutte le lettere di Paolo,
il finale parla proprio del frutto dello Spirito,
di ciò che l’uomo è e deve essere
e ciò che deve favorire è questa azione dello Spirito,
e stare attento a quella contraria per non cadere schiavi del male.
Quindi praticamente il senso della nostra vita è questa lotta spirituale.
Vedremo  in seguito  come proprio per ogni decisione
è importante questa lettura
perché le decisioni le dobbiamo prendere in base alle mozioni che il Signore ci mette nel cuore.

martedì 15 ottobre 2013

ci vuole molta attenzione e silenzio interiore, quando cerchi il bene




Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti

Le regole della consolazione

  La settima  regola  (n°335) dice: come entra il Signore o l’angelo buono in noi,  “in quelli che procedono di bene in meglio l’angelo buono tocca l’anima dolcemente e soavemente come una
goccia d’acqua che entri in una spugna”.
Una goccia d’acqua che batte su una spugna non la senti, questo vuol dire.
Così quando cerchiamo il bene, il Signore entra così soavemente e dolcemente
che nemmeno lo sentiamo,
lo sentiamo di più all’inizio quando viene dal di fuori,
che non quando è dentro abitualmente,
per questo ci vuole molta attenzione interiore per scoprire il suo linguaggio,
cioè un po’ come il mormorio che ascoltò Elia,
Dio si rivela nella brezza leggera perché è già dentro.
Non fa rumore, non apre la porta, quindi
ci vuole molta  attenzione e silenzio interiore, quando cerchi il bene;
tutti vediamo che nella vita spirituale
all’inizio avevamo più sensibilità,
allora Dio dov’è?
Semplicemente prima veniva dal di fuori ogni volta e te ne accorgevi,
adesso è dentro e ci vuole più attenzione, devi raffinare la tua sensibilità.
Questa è la prima cosa e la seconda cosa che capita quando si cerca il Signore
è che  invece  “il nemico ci tocca acutamente con strepita inquietudine
come l’acqua che cade sulla pietra”.
È interessante proprio che possiamo subire tentazioni molto più forti quando cerchiamo il bene.
È più brutale.
Quando cerchiamo il male non occorre neanche esser tentati troppo.
Ci lascia andare in pace.
Mentre invece ci meravigliamo,  “ma  come… adesso che cerco il bene sento così forti tentazioni e ripugnanze”.
E appunto, è tipico del nemico che, essendo fuori, entra con molto rumore o vuole fare molto rumore. Ed è interessante quindi, quasi la lotta sembra più dura, e lo è anche effettivamente per certi aspetti.

lunedì 14 ottobre 2013

vedi tutta la serie del tuo ragionamento e dei tuoi pensieri, per veder dove il male si è inserito



Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti

Le regole della consolazione

   Così  la sesta regola (n°334) è una specificazione ancora di questa, dice: “quando il nemico è riconosciuto dalla coda serpentina, cioè dal fine negativo in cui induce, giova alla persona da lui tentata considerare dopo lo svolgimento dei buoni pensieri che le suggerì e il loro inizio, e come a poco a poco procurò di farla scendere dalla soavità e gioia spirituale in cui stava fino a portarla alla sua intenzione depravata, perché con tale esperienza conosciuta e annotata, si guardi per l’avvenire dai suoi consueti inganni”.
Cioè vedi tutta la serie del tuo ragionamento e dei tuoi pensieri, per veder dove  il male  si è inserito, così capisci un po’ alla volta  il meccanismo del male come viene.

  

domenica 13 ottobre 2013

non vuole da me che perda la pace



Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti

Le regole della consolazione

  E questo lo dice per sé la quinta regola (n°333) che dice: per questo “dobbiamo fare molta attenzione ai nostri pensieri, cioè se il principio e il mezzo e il fine sono tutti buoni e tendono unicamente al bene, è segno di angelo buono.”
Il bene è ex integra causa, è buono in tutti i suoi aspetti e dà solo bene.
Ma se nel corso dei pensieri c’è una cosa cattiva o inutile o meno buona, o che toglie la pace o che turba l’anima vuol dire che è intervenuto il nemico, vuol dire che stai sbagliando, anche se la cosa è buona.
E guardate che in queste cose sbagliamo moltissimo nel senso che magari su cose buone diventiamo implacabili, tremendi, perdiamo la pace, la facciamo perdere agli altri.
Il nemico o ci rovina sull’obiettivo, dandoci obiettivi falsi,
o ci rovina nel modo di eseguire spingendoci ancora di più alacremente verso le cose buone
ma togliendoci la pace, la serenità, la gioia, la luce, l’intelligenza per farle,
in modo che così con tanto zelo facciamo il male.
E noi ce ne accorgiamo dai risultati,
 sia perché il risultato è negativo
oppure dallo stato d’animo, perché ho perso la pace.
E quando ho perso la pace vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Anche il criterio, se io devo fare una cosa o no,
è la consolazione interiore, la forza e la pace interiore che ho.
Ed è lì il luogo. Se io ho turbamento
devo vedere se questo turbamento viene da ripugnanze mie,
e chiedo al Signore di superarle,
se invece mi rimane il turbamento vuol dire che quella cosa non è per me,
anche se è buona, non è che io devo fare tutto il bene del mondo…
devo fare quel bene che Dio vuole da me.
E vuole da me quello che io riesco a fare con pace. 
Evidentemente quella pace che suppone anche il conoscere le proprie resistenze che vengono dal nemico e chiedere di superarle. 
Ma non vuole da me che perda la pace.