Parla di ritmo e non di ordine;
difatti formarsi non significa semplicemente ordinare la vita.
Si mettono in ordine le cose morte, ma l'organismo avanza sul ritmo.
Il ritmo è l'ordine delle persone, delle persone vive.
Questo ritmo ha certamente alcuni elementi fermi che possono essere anche nominati ordine, ma quell'aspetto concreto e immediato che armonizza la persona, la integra e la fa esprimere e realizzare come totalità è il ritmo.
E Cencini evidenzia il ritmo liturgico che è il ritmo della salvezza.
La formazione permanente è dunque quel paradigma di fondo,
quell'atteggiamento costante della persona nella sua sempre più totale apertura al suo Signore e Salvatore.
Il fondamento è la creazione stessa della persona, anzi è la redenzione nella quale la persona coglie questa sua verità e il cammino è aperto fino all'escatologia.
Perciò in questo cammino rientrano autentici elementi dell'esercizio spirituale che abbraccia un ampio raggio di attività spirituale, dalla purificazione e dunque dall'acquistare la vita divina e il suo gusto fino all'arte della custodia.
difatti formarsi non significa semplicemente ordinare la vita.
Si mettono in ordine le cose morte, ma l'organismo avanza sul ritmo.
Il ritmo è l'ordine delle persone, delle persone vive.
Questo ritmo ha certamente alcuni elementi fermi che possono essere anche nominati ordine, ma quell'aspetto concreto e immediato che armonizza la persona, la integra e la fa esprimere e realizzare come totalità è il ritmo.
E Cencini evidenzia il ritmo liturgico che è il ritmo della salvezza.
La formazione permanente è dunque quel paradigma di fondo,
quell'atteggiamento costante della persona nella sua sempre più totale apertura al suo Signore e Salvatore.
Il fondamento è la creazione stessa della persona, anzi è la redenzione nella quale la persona coglie questa sua verità e il cammino è aperto fino all'escatologia.
Perciò in questo cammino rientrano autentici elementi dell'esercizio spirituale che abbraccia un ampio raggio di attività spirituale, dalla purificazione e dunque dall'acquistare la vita divina e il suo gusto fino all'arte della custodia.
Leggendo questo testo con gli occhi di un cristiano d'Oriente, mi sembra che l'approccio della teologia e spiritualità dell'Oriente cristiano potrebbero venire incontro allo sforzo e alla ricerca all'interno di una psicologia aperta allo spirituale assai più significativamente che un 'impostazione strettamente occidentale.
Non vorrei qui minimamente contrapporre queste due tradizioni, né idealizzare o catalizzare una di esse.
Questo tempo è già passato.
Oggi, come dice Giovanni Paolo II,
urge un incontro che si traduca in creatività per poter offrire cibo ai nostri contemporanei onde nutrire la loro fame di verità e di vita spirituale.
Ma mi sembra di capire proprio da questo tempo che una psicologia che considera seriamente la spiritualità esige la teologia come campo su cui si può giungere a una sintesi.
Solo che forse richiede una teologia più integra, più sapienziale, più agile in un linguaggio dei simboli.
Non vorrei qui minimamente contrapporre queste due tradizioni, né idealizzare o catalizzare una di esse.
Questo tempo è già passato.
Oggi, come dice Giovanni Paolo II,
urge un incontro che si traduca in creatività per poter offrire cibo ai nostri contemporanei onde nutrire la loro fame di verità e di vita spirituale.
Ma mi sembra di capire proprio da questo tempo che una psicologia che considera seriamente la spiritualità esige la teologia come campo su cui si può giungere a una sintesi.
Solo che forse richiede una teologia più integra, più sapienziale, più agile in un linguaggio dei simboli.