sabato 20 luglio 2013

è il cuore l’organo e luogo privilegiato dell’accompagnamento spirituale


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione

IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE

5. L’accompagnamento spirituale
inizia la persona a sapere trattare il proprio corpo
e a saper attendere il ritmo della vita,
il quale garantisce che
è il cuore l’organo e luogo privilegiato dell’accompagnamento spirituale.
E’ proprio il ritmo a garantire
la costanza, la continuità e la vita.

venerdì 19 luglio 2013

Il compito fondamentale dell’accompagnamento spirituale “sta nell’indirizzare verso colui che solo merita il nome di ‘maestro’


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione

IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE

4. L’accompagnamento spirituale fatto nello Spirito
“è certamente autentico solo quando si situa presso Gesù Cristo, meditandolo e seguendolo”.
Più questo accompagnamento fa progredire nella vita spirituale, tanto più favorisce il coinvolgimento della persona nel seguire
Cristo, crescendo nell’amore filiale per Dio Padre.
Nello stesso tempo anche lo Spirito Santo si manifesta
“sempre in movimento ‘verso Gesù’, allo scopo di renderlo presente e manifesto” nella nostra vita. Il compito fondamentale dell’accompagnamento spirituale
“sta nell’indirizzare verso colui che solo merita il nome di ‘maestro’
e che nel tempo presente può essere conosciuto e sperimentato
solo attraverso ‘frammenti’ e ‘come in uno specchio’”.

giovedì 18 luglio 2013

questa relazione diventa una sorta di ambito da cui dipende il conseguimento di quelle virtù e qualità che costituiscono il fine della vita cristiana e che determinano anche il proprio rapporto con Dio


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione

IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE

3. “L’accompagnamento spirituale tocca qualcosa di essenziale per la vita cristiana,
e tuttavia è quasi impossibile definire
e descrivere con esattezza ciò che s’intende o presume”
perché dato che si tratta di esperienza spirituale e personale,
è sempre difficile definirla con parole.
Spesso si tende a considerarlo qualcosa
che riguarda i fondamenti pratici della vita cristiana.
In realtà, si tratta di qualcosa di più:
questa relazione diventa una sorta di ambito da cui dipende
il conseguimento di quelle virtù e qualità
che costituiscono il fine della vita cristiana
e che determinano anche il proprio rapporto con Dio.
L’essenzialità è anche la caratteristica tipica delle persone sapienti.

mercoledì 17 luglio 2013

è importante nell’accompagnamento spirituale saper cogliere i pensieri che hanno radici bibliche ed ecclesiali, cioè i pensieri della cultura cristiana che, lungo la storia, hanno alimentato lo sviluppo della Tradizione


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione

IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE

2. Bisogna necessariamente tener conto della tradizione spirituale già sperimentata,
perché solo quella garantisce il cammino verso la maturità spirituale,
cioè la capacità di prendere le proprie responsabilità nei confronti della vita.
Per questo è indispensabile avere la conoscenza degli antichi Padri, dei Padri della Tradizione. “Seguire la Tradizione viva dei Padri non significa aggrapparsi al passato come tale,
ma aderire con senso di sicurezza e libertà di slancio alla linea della fede,
mantenendo un orientamento costante verso il fondamento:
ciò che è essenziale, ciò che dura e non cambia.
Si tratta di una fedeltà assoluta.”
Perciò è importante nell’accompagnamento spirituale
saper cogliere i pensieri che hanno radici bibliche ed ecclesiali,
cioè i pensieri della cultura cristiana
che, lungo la storia, hanno alimentato lo sviluppo della Tradizione.
Lo conferma anche il monaco serbo Justin Popović,
che nei Padri cercava lo spirito con il quale leggere i segni delle problematiche del tempo.
Infatti, mettersi alla scuola dei Padri vuol dire 
imparare a conoscere meglio Cristo e a conoscere meglio l’uomo.
Anche padre Cleopa, quando dava dei consigli alle persone, costantemente faceva riferimento
agli altri monaci dicendo:
“Così diceva padre Ioanichie, così diceva padre Paisie...
Gli anziani che hanno amato Cristo hanno avuto una grande saggezza spirituale.”
P. Dumitru Staniloae afferma che “la Tradizione consiste nell’esperienza continua,
la stessa ma sempre nuova, di questo amore che supera ogni conoscenza e che può essere sperimentato solo nell’esperienza simultanea dell’amore tra tutti i credenti, cioè nella Chiesa...
Così dobbiamo comprendere il rapporto tra la permanenza della Rivelazione compiuta in Cristo
e la sua continua novità manifestata dalla tradizione e la cui base è data dagli apostoli.”

martedì 16 luglio 2013

Gli stessi elementi valgono anche per l’accompagnamento spirituale, dove c’è una persona che guida e una che cammina, ma al frutto spirituale si arriva solo dopo aver seguito le ispirazioni dello Spirito Santo.


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione

IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE
Che cosa è l’accompagnamento spirituale, quale ne è lo scopo principale
1. E’ l’arte spirituale per eccellenza perché, in fondo, si tratta delle ispirazioni e della creatività che aprono nuove dimensioni e nuovi colori nella vita.
In ogni arte spirituale prima di tutto c’è una persona, un “artista” che si lascia ispirare per far nascere un’opera d’arte come frutto visibile di ogni ispirazione.
Gli stessi elementi valgono anche per l’accompagnamento spirituale, dove c’è una persona che guida e una che cammina, ma al frutto spirituale si arriva solo dopo aver seguito le ispirazioni dello Spirito Santo.
Sono tanti i possibili pericoli di un pensiero solamente umano,
che apparentemente può sembrare geniale,
ma non è detto che sia frutto dell’ispirazione spirituale, dello Spirito Santo,
l’unico che dà senso alle nostre parole.
Questo, se vale per il discepolo, vale anche per il maestro.
Tramite il rapporto con il maestro,
il discepolo si libera
da una sterile valutazione di se stesso,
dall’essere ancorato alla propria volontà,
e questa rinuncia è l’inizio della creatività spirituale,
perché permette di essere liberi anche da se stessi
e così di disporsi ad essere pronti alla volontà di Dio
che fa con noi che noi mai saremmo stati in grado di immaginare.
La guida spirituale, a sua volta, deve imparare la docilità all’ispirazione spirituale,
che sorpassa le semplici capacità psicologiche di introspezione,
che in questo caso possono essere più di ostacolo che di utilità.
San Serafino di Sarov, un grande monaco russo vissuto tra il 1759 e il 1833,
a chi gli faceva i complimenti per la sua capacità di chiaroveggenza,
rispondeva:
“Il cuore dell’uomo è aperto solo a Dio...
io considero come un indizio proveniente da Dio il primo pensiero che si forma in me;
senza conoscere che cosa il mio interlocutore abbia nell’anima,
io credo soltanto che Dio mi indichi di dirgli questo o quello;
per il suo bene spirituale.
Vi sono dei casi nei quali, dopo aver ascoltato la confidenza di qualcuno,
io metto da parte la mia fede nella volontà di Dio
e decido secondo la mia propria intelligenza, senza ricorrere a lui;
ebbene, in questi casi sbaglio sempre”.

lunedì 15 luglio 2013

La paternità e la maternità sono “spirituali” perché generano alla docilità al principio della santificazione, cioè allo Spirito Santo


Continua la introduzione di
Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte
che prende le dimensioni e i colori
della sapienza dell’ascolto e della comunicazione

2. L’argomento a me richiesto richiederebbe una riflessione sullo Spirito Santo, che noi in
questo contesto non possiamo che lasciare per presupposta. Infatti, su queste cose non
possiamo parlare se non in riferimento alla fonte della vita.
Non è un caso che nella nostra fede professiamo:
Credo nello Spirito Santo, che è  Signore e  dà la vita.
I nostri aiuti non possono dipendere solo dalle capacità intellettuali,
perché Dio nella Scrittura ci dice:
“Distruggerò la sapienza dei sapienti … Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di  questo mondo?” (1Cor 1,19), perché la sapienza secondo la carne sarà distrutta.
La Sapienza  divina trova il suo vero principio solo nel dono dello Spirito Santo.
Crescere nella sapienza non è altro che lasciarsi educare al rapporto filiale verso il Padre (cf. Gv 14,31), l’unico ambito in cui si può collocare il colloquio spirituale.
La paternità e la maternità sono “spirituali”
perché generano alla docilità al principio della santificazione,
cioè allo Spirito Santo,
Colui che ha il potere di far sorgere il mondo di Dio,
come ha fatto
al momento della creazione,
all’incarnazione
e poi risuscitando Cristo
e predisponendo in noi il germe della risurrezione.
La  nostra fede ci invita da sempre ad invocare lo Spirito Santo
per il rinnovamento della terra, del mondo, dell’umanità, per la trasfigurazione della realtà, per la riconciliazione.
Noi, persone religiose siamo chiamate a rimanere fedeli all’onda dei profeti della Bibbia,
gridando prima di tutto:
“Mandi il tuo spirito... e rinnova la faccia della terra!” (Sal 104,30).
Ecco la nostra missione: un insegnamento vivo che, da corpo a corpo, da bocca ad orecchio, da cuore a cuore trasmetta l’arte della sequela e soprattutto trasmetta lo Spirito Santo, ricevuto in dono per animare, aiutare, e, nel caso del bisogno, anche consolare ogni persona.
Credo che per questo padre Cleopa, monaco della Romania, afferma che “l’essenza di un monastero sono i padri.”

domenica 14 luglio 2013

Oggi, forse più che, mai si nota un grande bisogno, una vera e propria sete di persone che sappiano mettersi in ascolto dell’altro, capaci di offrire consigli di vita, di dire quella parola che sa toccare i cuori nel profondo e aiuta a riprendersi anche nei momenti più difficili.


Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte 
che prende le dimensioni e i colori 
della sapienza dell’ascolto e della comunicazione
“Strumento precipuo di formazione è il colloquio personale
da tenersi con regolarità e con una certa frequenza,
come consuetudine di insostituibile e collaudata efficacia”
(Vita Consecrata, 66)
INTRODUZIONE
1. Oggi, forse più che, mai si nota un grande bisogno, una vera e propria sete
di persone che 
sappiano mettersi in ascolto dell’altro,
capaci di offrire consigli di vita,
 di dire quella parola che sa toccare i cuori nel profondo
e aiuta a riprendersi anche nei momenti più difficili.
C’è bisogno
di persone spirituali,
piene di vita, di bontà, di  amore,
capaci di suscitare la vita, la bontà,  l’amore anche negli altri.
Abbiamo bisogno
di persone tranquille,
che non hanno paura per se stesse,
che non contano su se stesse,
ma si affidano pienamente allo Spirito Santo:
solo queste persone possono partorire figli spirituali.
Pavel Evdokimov definisce addirittura come
una categoria di santità la protezione materna,
e anche san Serafino di Sarov afferma che
la prima qualità di uno starets è l’amore materno verso coloro che guida.
Così si esprime: “Devi essere per gli altri come una madre”.

Noi crediamo che, dove è presente l’amore,
lì c’è Dio (cf 1Gv 4,8).
E se il padre o la madre spirituali aiutano veramente gli altri a trovare la fonte dell’amore,
significa che essi generano figli per Dio:
ecco la fecondità spirituale.
Senza l’amore,
l’uomo non può conoscere Dio che è Amore.
E allora è veramente grande il contributo delle persone spirituali
che aiutano l’uomo contemporaneo,
spesso così confuso e sofferente a causa di una vita divisa.
D’altra parte, proprio per questo l’uomo di oggi è così bisognoso di trovare il luogo interiore
dove può sentirsi amato
e dove può vivere la comunione con gli altri recuperando una dimensione relazionale,
rinnovando la relazione spezzata.
Anche nel passato i religiosi “erano soprattutto padri e  madri spirituali proprio
perché l’uomo contemporaneo è ferito nelle relazioni interpersonali
e ciò costituisce un grosso handicap per la conoscenza di Dio.
L’uomo ha bisogno di incontrare uno con cui instaurare relazione sana...,
perché Dio è relazione.”

 Questo incontro favorisce la nascita di una vera comunione
che, di conseguenza, fa nascere pure la speranza concreta e reale
per un mondo rinnovato,
per un mondo escatologico
dove finalmente regneranno la Verità, l’Amore, la Bellezza.
Ecco l’ambito privilegiato per poter generare persone predisposte ad incontrarsi con Dio.
In questo contesto, si può forse sottolineare in modo particolare il ruolo della donna
che, fin dalla creazione, ha ricevuto un compito preciso da parte di Dio:
essere di aiuto all’uomo, un aiuto
che, in maniera peculiare e speciale,
va compreso come capacità di creare le relazioni
e di portare le persone a vivere la comunione.