sabato 30 novembre 2013

L’organizzazione esteriore dovrà essere diversa per ognuno e con il passare del tempo dovrà adattarsi con elasticità alle diverse circostanze.



Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE


Bisognerebbe inoltre mostrare che
la domenica dovrebbe essere una grande porta d’ingresso,
attraverso la quale la vita eterna possa entrare nella quotidianità
e possa dare la forza necessaria al lavoro di tutta la settimana,
e che le grandi festività, i periodi di festa e di penitenza,
vissuti nello spirito della Chiesa,
possono far maturare un uomo di anno in anno
e prepararlo al riposo del sabato eterno.
Compito essenziale di ognuno
sarà riflettere
su come si debba organizzare la giornata e l’anno,
secondo la propria disposizione e secondo le proprie condizioni di vita,
per preparare la strada al Signore.
L’organizzazione esteriore dovrà essere diversa per ognuno
e con il passare del tempo dovrà adattarsi con elasticità alle diverse circostanze.
Anche la disposizione spirituale è diversa per ognuno.
Per quanto riguarda i mezzi adatti
a stabilire, mantenere o rianimare il contatto con l’eterno
- meditazione, letture spirituali, partecipazione alla liturgia e alle diverse funzioni e così via -
non tutti sono sempre e comunque fecondi per ognuno.
Ad esempio la meditazione non può essere praticata da tutti e sempre nello stesso modo.
È importante scoprire il mezzo volta a volta più efficace e valersene.
Ci sono notoriamente due strade per unirsi a Dio e giungere così alla perfezione dell’amore:
salire faticosamente a lui grazie ai propri sforzi,
certo con l’aiuto della misericordia a Dio, ed essere portati in alto verso di lui,
il che permette di risparmiare molta fatica personale,
anche se prepararsi a questa esperienza
e saperla vivere esigono un grande sforzo di volontà.

venerdì 29 novembre 2013

Così la giornata continuerà, forse con grande stanchezza e fatica, ma in pace.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Ognuno deve conoscersi o imparare a conoscersi,
per sapere come e quando poter trovare un po’ di quiete.
La cosa migliore sarebbe, se è possibile, 
trovare un momento di tanto in tanto 
per sgravarsi di tutte le preoccupazioni davanti al tabernacolo.
Chi non può farlo,
chi magari ha necessariamente bisogno anche di un po’ di riposo fisico,
si conceda una pausa nella propria stanza per riprendere un po’ il fiato.
E quando in nessun modo si può ottenere un po’ di riposo esteriore,
quando non c’è un posto in cui potersi rifugiare,
quando compiti improcrastinabili impediscono di concedersi un’ora tranquilla,
allora almeno interiormente ci si isoli per un istante da tutto il resto
e si cerchi rifugio nel Signore.
Egli è presente e può darci in un solo istante ciò di cui abbiamo bisogno.
Così la giornata continuerà,
forse con grande stanchezza e fatica,
ma in pace.
E quando giunge la notte e ripensando alla giornata trascorsa si vede
che tutto è stato solo un lavoro frammentario ed imperfetto
e che non si è fatto tutto quello che ci si era proposti,
se riflessioni del genere suscitano profonda umiliazione e rammarico,
allora si deve prendere la situazione così come è,
riporla nelle mani di Dio ed affidarla a lui.
Così si potrà riposare in lui, riposare davvero
e iniziare il nuovo giorno come una nuova vita.

giovedì 28 novembre 2013

E come ogni lavoro onesto, compiuto secondo la volontà di Dio e per la sua gloria, anche questo tipo di lavoro può diventare uno strumento di santificazione.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Quando l’intelletto osa raggiungere il suo limite,
trova allora i propri confini.
Parte alla ricerca della verità suprema ed ultima
e scopre che tutto il nostro sapere è frammentario.
L’orgoglio allora si spezza e due sono le alternative:
o si capovolge in disperazione,
oppure si inchina con venerazione davanti alla verità impenetrabile
e accetta umilmente con fede ciò che la naturale attività intellettiva non può conquistare.
Allora l’intellettuale,
alla luce della verità eterna,
comprende il giusto atteggiamento nei confronti del proprio intelletto.
Comprende che le verità supreme ed ultime
non possono venire svelate dall’intelletto umano
e che nelle questioni più essenziali
e di conseguenza nell’orientamento pratico della propria vita la persona più semplice,
se è ispirata dalla grazia divina,
può essere migliore del più grande scienziato.
Dall’altra parte riconosce l’ambito legittimo dell’attività intellettuale
e lì compie il suo lavoro,
come il contadino considera il suo campo come qualcosa di buono ed utile,
ma limitato nei suoi angusti confini come ogni altra opera umana.
Chi ha capito questo, non tratterà più nessuno «dall’alto in basso» 
Avrà quell’umanità schietta e genuina,
la modestia sincera e profonda,
che supera ogni barriera con semplicità e naturalezza.
Potrà parlare senza timore tra la gente la sua lingua intellettuale,
perché questa gli sarà così naturale come alla gente la propria lingua
e perché evidentemente non la considererà migliore.
Potrà approfondire i suoi problemi intellettuali,
visto che questo è in fondo il suo mestiere naturale:
userà il suo intelletto come il falegname la mano e la pialla,
e se potrà aiutare gli altri con il suo lavoro,
sarà ben disposto a farlo.
E come ogni lavoro onesto, compiuto secondo la volontà di Dio e per la sua gloria,
anche questo tipo di lavoro può diventare uno strumento di santificazione.
Così mi immagino san Tommaso:
un uomo che aveva avuto da Dio una non comune capacità intellettuale
e che aveva messo a frutto questo suo talento;
un uomo che andava per la sua strada tranquillo
e senza pretese e che si immergeva nei suoi problemi
quando aveva un momento libero;
un uomo che volentieri e di buon grado si rompeva il capo
e cercava delle risposte quando gli si ponevano difficili questioni.
Così è diventato una delle maggiori guide,
proprio perché non aveva mai voluto esserlo.

mercoledì 27 novembre 2013

Dov’è allora la freschezza mattutina dell’anima?


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Dalla soddisfazione di sé di un «buon cattolico»,
che «fa il suo dovere», legge un «buon giornale», «vota il partito giusto»,
ma altrimenti fa quello che gli pare,
c’è un lungo cammino da percorrere fino a poter vivere una vita
con la mano nella mano di Dio,
guidata dalla sua mano,
con la semplicità del bambino
e l’umiltà del pubblicano.
Ma chi ha percorso una volta quella strada non torna più indietro.
Il nostro animo è per natura pieno di sentimenti, tanto che l’uno soppianta sempre l’altro
e tiene il nostro cuore in continuo movimento,
spesso in tumulto ed inquietudine.
Quando ci svegliamo la mattina,
i doveri e le preoccupazioni del giorno cominciano già a molestarci
(se non hanno già disturbato il riposo notturno).
Allora si pone la domanda inquietante:
Come si può risolvere tutto questo in un giorno?
Quando farò questo, quando quello?
Come devo affrontare questo o quel problema?
Ci si vorrebbe scuotere e dar subito da fare.
Allora bisogna prendere in mano le redini della situazione e dire: 
calma! 
Soprattutto ora, nulla mi deve disturbare.
La mia prima ora del giorno appartiene al Signore.
Voglio incominciare il lavoro giornaliero che il Signore mi affida,
lui mi darà la forza di portarlo a termine.
Voglio accostarmi all’altare di Dio.
Non per me e per le mie piccole preoccupazioni,
si tratta del grande sacrificio di riconciliazione.
Così comincia il lavoro giornaliero:
magari a scuola, quattro o cinque ore di seguito.
Ciò significa essere presenti,
ogni ora in una situazione diversa.
In questa o quell’ora non si riesce ad ottenere ciò che si voleva,
o forse non succede mai.
Stanchezza, interruzioni impreviste, difficoltà degli alunni,
un cumulo di fatti spiacevoli, inquietanti, angoscianti.
Oppure il lavoro d’ufficio:
relazioni con superiori e colleghi sgradevoli,
pretese impossibili, rimproveri ingiusti, meschinità,
e ancora difficoltà di ogni genere.
Arriva mezzogiorno.
Sfiniti, spossati, si torna a casa.
E magari ti aspettano altri guai.
Dov’è allora la freschezza mattutina dell’anima?
Di nuovo ci si vorrebbe agitare ed infuriare:
sdegno, rabbia, rincrescimento.
E ancora tanto da fare fino a sera!
Si deve subito ricominciare?
No, non prima che sia sopraggiunta,
almeno per un istante, un po’ di pace.

martedì 26 novembre 2013

Chi appartiene a Cristo, deve vivere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino all’età adulta di Cristo,


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Si scopre che esistono cose
che non si possono considerare
né belle né buone e
che pure è così difficile cambiare.
Allora si diventa a poco a poco molto modesti ed umili,
si diventa pazienti ed indulgenti per le pagliuzze negli occhi degli altri,
perché si vede la trave che è nei propri,
e infine si impara anche a sapersi accettare
nella luce inesorabile della presenza divina
e a rimettersi alla misericordia di Dio,
che sa venire a capo di tutto ciò
che si fa beffe della nostra forza.

Nell’infanzia della vita spirituale,
quando abbiamo da poco incominciato ad affidarci alla guida di Dio,
sentiamo molto forte e salda la mano che ci conduce;
davanti a noi, chiaro come il sole,
sta ciò che dobbiamo fare
e che cosa dobbiamo lasciare.
Ma poi non è sempre così.
Chi appartiene a Cristo, deve vivere tutta la vita di Cristo.
Deve maturare fino all’età adulta di Cristo,
deve percorrere una volta o l’altra la via della croce,
dopo essere passato per il Getsemani e il Golgota.
E tutte le sofferenze che provengono dall’esterno sono nulla
in confronto alla notte buia dell’anima,
quando non risplende più la luce divina
e la voce del Signore non si fa più sentire.
Dio è presente, ma è nascosto e tace.


lunedì 25 novembre 2013

Non ci si può sottrarre al giudizio di colui che si frequenta tutti i giorni.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Non dovrebbe forse essere realmente possibile
trovare un’ora di mattina in cui non ci si disperda,
ma anzi ci si raccolga,
in cui non ci si esaurisca,
ma anzi si acquisti forza,
per combattere tutta la giornata?
Ma certamente, serve più di un’ora.
Si deve vivere nelle ore successive a partire da quell’ora,
in modo da poter tornare indietro.
Non è più possibile «lasciarsi andare»,
anche solo temporaneamente.
Non ci si può sottrarre al giudizio di colui che si frequenta tutti i giorni.
Anche se non ci si dice neanche una parola,
si sente come gli altri si rapportano a noi.
Si può cercare di adattarsi alle circostanze,
e se questo è impossibile,
la convivenza diviene un tormento.
La stessa cosa succede anche nel rapporto quotidiano con il Signore.
Si acquista una sensibilità sempre maggiore
per comprendere ciò che a lui piace
e ciò che gli dispiace.
Se prima si era nel complesso abbastanza contenti di sé,
poi le cose vanno diversamente.
Si trova che molto è sbagliato e si cambia,
per quanto è possibile.

domenica 24 novembre 2013

Se l’anima si apre interiormente alla vita divina, essa stessa, e per suo tramite il corpo, viene formata ad immagine del Figlio di Dio, da essa partono «fiumi di acqua viva», che hanno il potere di rinnovare mediante lo spirito il volto della terra.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 2. - LA RICERCA DELL’ESSERE

L’amore è in ultima analisi dono del proprio essere
e identificazione con l’amato.
Colui che fa la volontà di Dio
impara a conoscere lo spirito divino, la vita divina, l’amore divino,
e tutto questo non significa altro che Dio stesso.
Mentre col dono di sé fa ciò che Dio esige da lui,
la vita divina diventa la sua vita interiore:
quando ritorna in sé, trova Dio.

Dio- egli solo- abbraccia totalmente ogni spirito creato:
colui che si dà a Dio raggiunge la massima perfezione nell’unione d’amore con lui,
in quell’amore che è contemporaneamente conoscenza,
dono del cuore e atto libero.
Egli è volto totalmente verso Dio,
ma nell’unione con l’amore divino lo spirito creato abbraccia anche se stesso,
conoscendo e donandosi liberamente.
Il donarsi a Dio è contemporaneamente donarsi al sé amato da Dio
e a tutta la creazione,
quindi a tutti gli esseri spirituali uniti in Dio.

Se l’anima si apre interiormente alla vita divina, essa stessa,
e per suo tramite il corpo, viene formata ad immagine del Figlio di Dio,
da essa partono «fiumi di acqua viva»,
che hanno il potere di rinnovare mediante lo spirito il volto della terra.
Lo spirito umano, penetrato e guidato dallo spirito divino,
riconosce nella luce divina la figura originaria della creazione
sotto i veli che la nascondono
e può collaborare al suo ripristino