sabato 3 maggio 2014
Ogni rito religioso richiama figure di testimoni e invita a una verifica vitale.
Fondamento dell'esistenza
Carlo Molari
Che la vita umana sia fondata, abbia cioè una ragione, non lo si può dimostrare argomentando ma lo si può scoprire nella profondità della propria esperienza intrapresa per l'influenza di una tradizione storica e lo si può mostrare agli altri nelle scoperte vitali compiute.
Non ci sono alternative praticabili.
Il valore di una religione sta appunto nella ricchezza della tradizione che può richiamare, nella validità delle esperienze che può offrire. Ogni rito religioso richiama figure di testimoni e invita a una verifica vitale.
Ma ogni situazione quotidiana può consentire questa scoperta: è sufficiente avere riferimenti ideali chiari per viverla intensamente cogliendo a piene mani ciò che essa offre.
È possibile anche oggi amici fare un'esperienza religiosa, scoprire cioè che la vita ha un solido fondamento. Che non siamo sospesi nel vuoto, ma siamo avvolti d'amore.
venerdì 2 maggio 2014
Viene dalla storia perché nessun uomo basta a se stesso
Fondamento dell'esistenza
Carlo Molari
La risposta a queste domande nasce dal profondo della storia umana e può scaturire dall'esperienza di ogni persona.
Nasce dall'esperienza perché non bastano le parole a farla scoprire. Viene dalla storia perché nessun uomo basta a se stesso: egli deve avere riferimenti sicuri già consolidati dalla verifica di generazioni.
Solo quando, attraverso gesti di un amore non interessato, si aprono orizzonti nuovi all'esistenza, si capisce senza ombra di dubbio che il Bene fonda la nostra vita. Solo quando fidandoci della Giustizia compiamo le nostre scelte con rigorosa onestà siamo in grado di cogliere il senso del nostro cammino. Solo quando abbandonandoci alla verità, superiamo compromessi ed evitiamo inganni, sperimentiamo con evidenza che la nostra ricerca ha una ragione reale.
giovedì 1 maggio 2014
L'uomo risponde a una chiamata o affannosamente arranca per un cammino che non ha traccia e non avrà mai traguardo?
Fondamento dell'esistenza
Carlo Molari
Nei giorni scorsi ho esaminato alcuni elementi dell'esperienza religiosa, come accoglienza gioiosa della condizione dell'uomo: dipendente in tutto, chiamato alla morte come al suo compimento, mai soddisfatto di ciò che la vita gli offre. Terminavo con un interrogativo che ci porta al cuore del mistero dell'uomo: qual è la ragione della sua continua tensione? È una malattia mortale da eliminare al più presto o è la faticosa risposta a una chiamata sensata? È una forma di pazzia inguaribile o la conseguenza di una grandezza non ancora raggiunta? L'uomo risponde a una chiamata o affannosamente arranca per un cammino che non ha traccia e non avrà mai traguardo? In una parola, l'esistenza dell'uomo ha un fondamento o è sospesa nel vuoto?
mercoledì 30 aprile 2014
iniziamo a parlare, tentiamo poi di leggere i segni grafici in cui si cristallizza la parola e, alla fine, li produciamo
LEGGERE, PARLARE, SCRIVERE
Il leggere fa l'uomo completo,
il parlare lo rende pronto,
lo scrivere lo rende preciso.
Questa trilogia, che dobbiamo ai Saggi
del celebre filosofo inglese cinquecentesco Francesco Bacone,
intreccia in sé i fili fondamentali della cultura,
alla quale però lo stesso pensatore associava anche l'esperienza.
Certo è che una delle avventure più alte in assoluto dell'umanità è quella della parola,
tant'è vero che essa diventa il segno supremo per definire
Dio, il suo mistero e il suo rivelarsi:
«In principio era la Parola», proclama la prima riga del Vangelo di Giovanni.
E attorno alla parola si sviluppano appunto quei tre atti
che nell'ordine della nostra vicenda umana sono di solito così scanditi:
iniziamo a parlare, tentiamo poi di leggere i segni grafici in cui si cristallizza la parola
e, alla fine, li produciamo.
A questi tre momenti Bacone assegna una particolare qualità.
Col parlare diretto e immediato abbiamo la possibilità del dialogo e del confronto vivo;
col leggere cresce in noi il sapere;
con lo sforzo di calare l'incandescenza dei pensieri e dei sentimenti nello scritto si acquisisce il rigore, la precisione, l'accuratezza.
È purtroppo vero, però, che
questi tre atti non di rado sono devastati dal nostro comportamento:
il parlare diventa chiacchiera,
la lettura mera evasione
e lo scrivere una banalità (pensiamo solo alla valanga dei "messaggini").
Ritorniamo, allora, al gusto di compiere queste azioni umane fondamentali, soprattutto quel leggere che in Italia è ancora così raro.
Carlo Bo, grande critico letterario, osservava che
«il leggere dovrebbe essere una guida e non un rifugio per far passare il tempo».
Ma per fare questo è importante avere
un libro sapiente in mano e un po' di silenzio attorno.
Gianfranco Ravasi
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