domenica 30 giugno 2013

se esaminiamo l’arte e la letteratura della nostra epoca, abbiamo l’impressione di un «lamento» analogo ma che rifiuta di confessarsi, il pianto straziante del nichilismo, con il contrappunto di un sogghigno di derisione e di inutili fughe



Tappe ascetiche e aspetti pratici della Preghiera di Gesù
 O. Clement, J. Serr, LA PREGHIERA DEL CUORE, ed.Ancora

Questo « stato metanico » si precisa necessariamente in memoria della morte,
nel senso forte di una anamnesi.
« Ricordiamoci a ogni istante, se possibile, della morte » scrive Esichio di Batos;
e commenta:
« Questo ricordo ha per effetto
l’esclusione di ogni vana preoccupazione,
la custodia dello spirito e
la preghiera costante,
il distacco dal corpo,
l’odio del peccato:
in verità, ogni virtù operante nasce da esso.
Pratichiamolo, se è possibile, come noi respiriamo »

La memoria della morte
non riguarda la morte biologica in sé
(poiché questa è anche una misericordia di Dio)
ma lo stato spirituale che la morte biologica simboleggia e sigilla
(e al quale, pure, mette fine).
Ricordarsi della morte, 
è scoprire che si è fin d’ora nella morte,
che la nostra esistenza è una « vita morta » (l’espressione è di S. Gregorio di Nissa),
con una dimensione infernale.
Il grande «lutto» dei monaci, nell’Oriente cristiano,
è legato a una teologia sperimentale della caduta.
Lo starec Silvano ha scritto le mirabili Lamentazioni di Adamo
davanti al Paradiso divenuto inaccessibile.
E se esaminiamo l’arte e la letteratura della nostra epoca,
abbiamo l’impressione di un «lamento» analogo
ma che rifiuta di confessarsi,
il pianto straziante del nichilismo,
con il contrappunto di un sogghigno di derisione e di inutili fughe.

Soltanto la ricerca della nostra epoca
scava nel nulla
con la sola prospettiva del nulla.
Mentre la « memoria » ascetica « della morte »
non solo fa largo a Dio,
ma si capovolge in memoria della risurrezione.


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