martedì 2 luglio 2013
La fede è il punto di partenza della scala delle virtù, di cui la speranza designa il moto ascensionale, e che culmina nell’amore.
Tappe ascetiche e aspetti pratici della Preghiera di Gesù
O. Clement, J. Serr, LA PREGHIERA DEL CUORE, ed.Ancora
Qui sarebbe necessario
tutto un trattato dei vizi e delle virtù,
non nel senso morale,
ma nel senso ascetico che mira,
attraverso la libera fede dell’uomo,
alle modalità della sua partecipazione alle energie divine.
Ogni virtù infatti è la manifestazione umana di un attributo divino,
e costituisce analogicamente,
dice Massimo il Confessore,
un aspetto del riscoprimento escatologico del Verbo incarnato.
Mi limiterò a ricordare e commentare brevemente la preghiera di S. Efrem,
così spesso recitata durante le ufficiature della grande quaresima:
« Signore e maestro della mia vita »…
Questa preghiera, per essenza penitenziale
(e che si dice in tre grandi «metanie»)
comincia dunque con l’affermazione
della trascendenza del Dio personale,
del Dio vivente,
in un atteggiamento di fede.
La fede è il punto di partenza della scala delle virtù,
di cui la speranza designa il moto ascensionale,
e che culmina nell’amore.
Dio è Dio, io non esisto se non per sua volontà,
egli è la fonte della mia vita.
« allontana da me lo spirito di accidia, di abbattimento, di dominazione, di vane parole…».
Questa domanda enumera i “vizi” capitali,
la cui radice,
e quasi il principio,
è l’accidia.
Il termine significa la dimenticanza,
spinta fino a un vero sonnambulismo,
l’opacità, l’insensibilità al mistero,
ciò che la Filocalia, con il Vangelo,
chiama la « durezza di cuore »
(e talvolta la sua « pesantezza »).
Questo stato di insensibilità spirituale genera l’abbattimento,
l’estremo il disgusto di vivere,
la dispersione,
l’abbandono al vuoto,
tutte manifestazioni di un nichilismo
che in quest’epoca prende le dimensioni di un fenomeno storico:
epoca di bambini viziati
che vogliono tutto, subito,
e, presto delusi,
si scoraggiano e
si abbandonano alla vertigine del nulla.
E’ vero che vi sono anche condotte di fuga.
Le principali sono
lo spirito di dominazione e
quello delle vane parole.
La dominazione può dimenticare il nulla
ipertrofizzando l’io.
L’io, gonfiato di nulla,
distrugge o asservisce gli altri,
presume di un sapere
e di un potere assoluti,
svuota gli altri del loro mistero e
li fa gravitare attorno al proprio vuoto.
E’ l’auto-deificazione del nulla.
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