giovedì 4 luglio 2013

L’uomo non sa che Dio esiste, e viene verso di lui, e l’ama.



Tappe ascetiche e aspetti pratici della Preghiera di Gesù
 O. Clement, J. Serr, LA PREGHIERA DEL CUORE, ed.Ancora

Vedere i propri peccati introduce nel primo ammonimento del Vangelo:
« Pentitevi, poiché il Regno di Dio è vicino ».
L’uomo misura la sua separazione e il suo orgoglio.
Egli si apre alla gioia del regno.
Non ha altro spazio per esistere, ormai, se non la misericordia di Dio.
« E’ cosa più grande vedere i propri peccati che risuscitare da morte »,
dicono i Padri neptici.
In verità, vedere i propri peccati è entrare nella risurrezione dai morti.
Con ciò si diventa capaci di accogliere l’altro come un fratello,
senza giudi­carlo.
Io devo tutto a Dio
– per parafrasare una domanda del Padre nostro –
e l’altro non deve nulla a me:
tutto è grazia,
lui stesso è grazia,
è mio fratello:
io non giudico,
io sono giudicato,
e la Croce è il « giudizio del giudizio »;
e il Signore è « benedetto nei secoli dei secoli ».

La preghiera di S. Efrem riassume il digiuno,
che non riguarda solo il nutrimento del corpo,
ma anche quello delle immagini
(il che non è facile, nella nostra “civiltà dello spettacolo”),
delle passioni,
del desiderio di dominare e
di giudicare gli altri.
Attraverso questa sobrietà di tutto l’essere,
con la quale l’uomo impara a vivere
non soprattutto pascendosi di immagini
(fisiche, ma anche psichiche)
ma « di ogni parola che esce dalla bocca di Dio »,
non si instaura un masochismo morboso,
ma una libertà regale:
« Sii re nel tuo cuore,
regna dall’alto ma con umiltà,
comandando al sorriso:
va’! ed esso va;
alle dolci lacrime: venite! ed esse vengono;
e al corpo, servo e non più tiranno: fai questo, ed esso lo fa ».

La “vigilanza” e la “tenerezza”

L’oblio è il gigante del peccato, dicono spesso i Padri neptici.
Oblio: durezza del cuore
– diceva­mo poc’anzi
– pesantezza opaca del cuore.
L’uomo troppo spesso vive come un automa,
in una temporalità senza presente,
dove l’avvenire non cessa di sprofondare nel passato.
L’uomo non sa che Dio esiste, e viene verso di lui, e l’ama.
Non sa che nel perdono e nella luce di Dio, tutto esiste per sempre.

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