venerdì 5 luglio 2013

Preghiera in una sola parola, tu devi essere presente al nostro coricarci come al nostro risveglio



Tappe ascetiche e aspetti pratici della Preghiera di Gesù
 O. Clement, J. Serr, LA PREGHIERA DEL CUORE, ed.Ancora

La memoria della morte scompagina questa zona
apparentemente chiara e ben segnalata
che l’uomo si ritaglia alla superficie dell’esistenza.
Il capovolgimento della memoria della morte
in memoria di Dio provoca il risveglio,
come quello di Giacobbe visitato dal sogno (per noi, Cristo è la nostra “scala”, per sempre):
« Certo, il Signore è in questo luogo, e io non lo sapevo –
Ebbe timore e disse:
Quanto è terribile questo luogo!
Qui
è proprio la casa di Dio,
questa
è la porta del cielo » (Gn 28, 16-17).
Il risveglio è escatologico:
Cristo è la Scala,
è l’Istante ultimo,
il giudizio e « il giudizio del giudizio »,
l’universale trasfigurazione.
Il risveglio, è la veglia delle vergini sagge:
non che esse siano più virtuose delle compagne
– nota S. Serafino di Sarov –
perché anche le altre avevano saputo conservare la loro integrità;
ma la loro lampada è fornita di olio,
e l’olio è la grazia dello Spirito
che col suo fremito risponde alla fede e all’umiltà.

Nicola Cabasilas,
che scrisse per i laici immersi nelle preoccupazioni del secolo,
chiede loro soltanto di ricordarsi,
in ogni circostanza, che Dio ci ama d’amore folle
– manikos eros - .
Quando vai o vieni, lavori o conversi, un improvviso pensiero deve scuoterti:
Dio ti ama, ti ama al punto che è uscito per te dalla sua impassibilità, fino a morire per te.
Per te ha voluto diventare colui che dà la sua vita per quelli che ama,
lui l’Inaccessibile.
« Egli discende, alla ricerca dello schiavo che ama;
lui, il ricco, viene verso la nostra povertà.
Si presenta da sé, dichiara il suo amore, prega che lo si contraccambi…
Respinto, non si formalizza:
attende pazientemente come un vero amante ».
Mendicante d’amore,
ladro d’amore che viene di notte,
viene nella mia notte.
Il fiat della Vergine gli ha permesso di riprendere dall’interno la sua creazione:
egli ci attende nell’abis­so del cuore,
bussa alla porta della nostra coscienza partendo dal cuore,
dal più profondo di noi.
Perché egli è divenuto il nostro alter ego dice Cabasilas
- E non ci chiede subito di amarci, ma di capire anzitutto quanto egli ci ama.
Allora noi ci svegliamo.

Nepsis: è il risveglio, la veglia, la vigilanza;
nel senso più ampio,
poiché la nostra esistenza intera è torpore;
ma anche nel senso più preciso,
che ci ricorda il simbolismo liturgico
del giorno e della notte,
della luce e delle tenebre,
della luce che brilla ormai nelle tenebre.
Il « neptico » pratica la « custodia del cuore »:
tiene aperta la via tra la coscienza e il santuario interiore,
il sole segreto che le nubi delle “passioni” cercano continuamente di coprire.
Egli « attraversa l’oceano fetido che ci separa dal nostro paradiso interiore ».

La coscienza, armata del Nome di Gesù,
deve scrutare attentamente i logismoi
- la parola viene dal Vangelo –
ossia i pensieri come pulsioni germinative che cercano di offuscare il cuore.
O il pensiero è buono, creativo,
e bisogna rafforzarlo rivestendolo della benedizione del Nome,
o il pensiero è il germe di una ossessione, di una passione,
e allora bisogna sbatterlo contro la pietra come i figli di Babilonia:
e la pietra è il Nome,
avendo cura di disinvestire la forza vitale che queI pensiero mobilitava,
per pacificarla e trasformarla.
Nella lotta contro la nascente ossessione,
l’invocazione deve accelerarsi,
finché torni la pace.

La notte è particolarmente propizia a questo esercizio di discernimento e di metamorfosi,
aspetto fondamentale della nepsis:
sia perché essa è silenzio e raccoglimento,
ma anche perché è tenebra.
Il monaco affronta la notte come affronta il deserto, le potenze deifughe,
per far irradiare nell’infraconscio non soltanto individuale,
ma pan-umano e cosmico, la luce del sopra-cosciente.
E’ importante saper penetrare questo blocco di notte e di deserto
che portiamo in noi.
Il sonno deve essere moderato,
qualche volta interrotto dall’ufficio di mezzanotte,
altre volte soppresso da una lunga veglia.
Bisogna cercare di addormentarsi invocando il Nome divino-umano,
perché la preghiera penetri il sonno stesso.
« Preghiera in una sola parola,
tu devi essere presente al nostro coricarci
come al nostro risveglio ».

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