L’uomo: viator e peregrinus
di p. Attilio Franco Fabris
L’uomo dunque immagina,
simbolizza se stesso,
come un essere in cammino.
Ma verso dove?
Quale significato dare all’ineffarrabile scorrere
del tempo e della vita?
Si tratta di darvi un significato.
Certamente si vuol camminare verso
la pienezza della vita e della gioia.
Tutto l’uomo è teso a questa meta
anche se sullo sfondo si delinea l’orizzonte del fiume Lete
con la barca di Caronte pronta a far transitare,
per l’ultimo viaggio,
l’anima nel luogo dell’oblio dato dal non tempo.
Ma dentro di sé la nostalgia del desiderio di vita e di gioia permane,
non si può soffocare:
“esule o pellegrino,
in fuga o in marcia,
l’uomo è spinto da una nostalgia struggente.
Un disagio lo rende inquieto;
"un dolore lo porta
a tornare
alla sua vera casa.
In nessun luogo
trova
la patria stabile del suo desiderio.
Per questo è
essenzialmente
un camminatore”
(S. Fausti).
Nessun commento:
Posta un commento