domenica 28 aprile 2013

il rimedio pratico è sempre lo stesso: imparare “a starsene nella quiete con attenzione e avvertenza amorosa di Dio”.


Il distacco dall’intelletto consiste nel perdere fiducia che esso possa arrivare a conoscere lo scopo finale coi suoi mezzi, anche se si tratti di rivelazioni, locuzioni o sentimenti e comunicazioni visionarie, che servono solo a fare insuperbire.
L’antidoto perciò è la fede, cioè lo slancio fiducioso dell’anima, senza dati di conoscenza a cui affidarsi.
E il rimedio pratico è sempre lo stesso:
imparare “a starsene nella quiete con attenzione e avvertenza amorosa di Dio”.
È questa la principale pratica suggerita dall’autore ai proficienti, ai quali sarà consigliato di abbandonare definitivamente la meditazione discorsiva, quando diventa da sé arida e priva di interesse. La nuova forma di meditazione, cioè il piacere di “starsene soli con attenzione amorosa in Dio, senza considerazione particolare, e in pace interiore, quiete e riposo” è in pratica quello che Giovanni intende per contemplazione:
Quanto più l’anima si andrà abituando alla quiete, 
tanto più crescerà e si farà sentire in lei l’amorosa notizia generale di Dio, 
nella quale ella prova piacere più che in ogni altra cosa, 
perché le causa 
pace, 
riposo, 
sapore 
e diletto senza pena.

Quiete è la parola fondamentale che richiama la pratica di Teresa, ma anche la lotta che si scatenerà un secolo dopo nella chiesa cattolica contro il quietismo. Eppure in questa quiete, e nei doni che essa comporta, è racchiusa tutta la pratica di Giovanni, che a volte è cosa talmente delicata, a differenza dei rapimenti e dei voli di Teresa, che può essere addirittura inavvertibile, per quanto strano questo possa sembrare:
È necessario sapere che la notizia generale di cui sto parlando, 
talvolta è così sottile e delicata, 
specialmente quando è 
più pura, più semplice, più perfetta, più spirituale e più interiore, 
che l’anima, quantunque sia occupata in essa, non la vede, né la sente. 
Ciò avviene massimamente quando essa è in sé 
più chiara, più perfetta e più semplice, caso che si verifica quando essa investe un’anima la quale, a sua volta, è più monda e più aliena da altre intelligenze e notizie particolari, a cui l’intelletto e il senso si potrebbero attaccare.

Ma si tratta, come è evidente, di stati particolarmente avanzati, sui quali torneremo più avanti.

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