Sì,
cosa pensiamo davvero quando diciamo «Natale»?
Riscoprire e riaffermare i connotati più propriamente cristiani della festa
- il Dio che si è fatto uomo perché ha tanto amato il mondo -
non significa rinchiudersi in un ghetto esclusivo,
ma mostrare inedite capacità di narrare
con il linguaggio della nostra cultura in continuo mutamento
la perenne «buona notizia»
che riguarda tutta l’umanità:
la nascita di Gesù
è abbraccio tra giustizia e verità,
è incontro fecondo tra cielo e terra,
è speranza e promessa di pace e di vita piena.
cosa pensiamo davvero quando diciamo «Natale»?
Riscoprire e riaffermare i connotati più propriamente cristiani della festa
- il Dio che si è fatto uomo perché ha tanto amato il mondo -
non significa rinchiudersi in un ghetto esclusivo,
ma mostrare inedite capacità di narrare
con il linguaggio della nostra cultura in continuo mutamento
la perenne «buona notizia»
che riguarda tutta l’umanità:
la nascita di Gesù
è abbraccio tra giustizia e verità,
è incontro fecondo tra cielo e terra,
è speranza e promessa di pace e di vita piena.
Enzo Bianchi
Da La Stampa, 24 dicembre 2010
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