Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti
Le regole della consolazione
E questo lo dice per sé la quinta regola (n°333) che dice: per questo “dobbiamo fare molta attenzione ai nostri pensieri, cioè se il principio e il mezzo e il fine sono tutti buoni e tendono unicamente al bene, è segno di angelo buono.”
Il bene è ex integra causa, è buono in tutti i suoi aspetti e dà solo bene.
Ma se nel corso dei pensieri c’è una cosa cattiva o inutile o meno buona, o che toglie la pace o che turba l’anima vuol dire che è intervenuto il nemico, vuol dire che stai sbagliando, anche se la cosa è buona.
Il bene è ex integra causa, è buono in tutti i suoi aspetti e dà solo bene.
Ma se nel corso dei pensieri c’è una cosa cattiva o inutile o meno buona, o che toglie la pace o che turba l’anima vuol dire che è intervenuto il nemico, vuol dire che stai sbagliando, anche se la cosa è buona.
E guardate che in queste cose sbagliamo moltissimo nel senso che magari su cose buone diventiamo implacabili, tremendi, perdiamo la pace, la facciamo perdere agli altri.
Il nemico o ci rovina sull’obiettivo, dandoci obiettivi falsi,
o ci rovina nel modo di eseguire spingendoci ancora di più alacremente verso le cose buone
ma togliendoci la pace, la serenità, la gioia, la luce, l’intelligenza per farle,
in modo che così con tanto zelo facciamo il male.
E noi ce ne accorgiamo dai risultati,
sia perché il risultato è negativo
oppure dallo stato d’animo, perché ho perso la pace.
E quando ho perso la pace vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Anche il criterio, se io devo fare una cosa o no,
è la consolazione interiore, la forza e la pace interiore che ho.
Ed è lì il luogo. Se io ho turbamento
devo vedere se questo turbamento viene da ripugnanze mie,
e chiedo al Signore di superarle,
se invece mi rimane il turbamento vuol dire che quella cosa non è per me,
anche se è buona, non è che io devo fare tutto il bene del mondo…
devo fare quel bene che Dio vuole da me.
E vuole da me quello che io riesco a fare con pace.
Il nemico o ci rovina sull’obiettivo, dandoci obiettivi falsi,
o ci rovina nel modo di eseguire spingendoci ancora di più alacremente verso le cose buone
ma togliendoci la pace, la serenità, la gioia, la luce, l’intelligenza per farle,
in modo che così con tanto zelo facciamo il male.
E noi ce ne accorgiamo dai risultati,
sia perché il risultato è negativo
oppure dallo stato d’animo, perché ho perso la pace.
E quando ho perso la pace vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Anche il criterio, se io devo fare una cosa o no,
è la consolazione interiore, la forza e la pace interiore che ho.
Ed è lì il luogo. Se io ho turbamento
devo vedere se questo turbamento viene da ripugnanze mie,
e chiedo al Signore di superarle,
se invece mi rimane il turbamento vuol dire che quella cosa non è per me,
anche se è buona, non è che io devo fare tutto il bene del mondo…
devo fare quel bene che Dio vuole da me.
E vuole da me quello che io riesco a fare con pace.
Evidentemente quella pace che suppone anche il conoscere le proprie resistenze che vengono dal nemico e chiedere di superarle.
Ma non vuole da me che perda la pace.
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