domenica 22 settembre 2013

il male deve sempre apparire come bene, se no chi lo fa?


Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti

Le regole del discernimento

Adesso vediamo le regole.
   La  prima regola dà il linguaggio fondamentale quando noi cerchiamo il male,
la seconda da’ il linguaggio quando noi cerchiamo il bene,
poi la  terza e la  quarta lo specifica.
Le altre sono invece regole di comportamento.

   La prima regola  (314).
Quando facciamo il male, come avviene il meccanismo del male?
La storia è presa da Genesi 3,6, il male deve sempre apparire come bene, se no chi lo fa? 
Nessuno fa il male a fin di male e perché sembra male.
Il male deve sempre sembrare buono, bello e desiderabile come il frutto proibito, però qual è il risultato?
Che chi mangia questo frutto si sente nudo e non si  sazia, quindi capisci che c’è l’inganno.
Questo è il metodo costante del nemico quando agisce con noi quando cerchiamo il male.
"Alle persone - dice la  prima regola, [314] - che vanno da peccato mortale in peccato mortale, il nemico comunemente suole proporre piaceri apparenti, facendo loro immaginare piaceri e godimenti sensuali, perché meglio persistano e crescano nei loro vizi e peccati.”
Quindi il nemico ci adesca mediante il piacere apparente. 
Il piacere è sufficiente come principio d’azione per l’animale, perché l’animale è programmato per la conservazione dell’individuo, che è il cibo, per la conservazione della specie che è il sesso, e basta, gli basta questo perché è animale. 
L’uomo invece non è né per la conservazione dell’individuo né della specie, l’uomo è un unicum, è partner di Dio, quindi il suo fine non è la natura, il suo fine è la relazione con l’Altro, con Dio.
Quindi la differenza è che per l’animale il piacere è sufficiente perché così soddisfa la sua natura, mentre  per  l’uomo no,  l’uomo che ha soddisfatto il piacere non è soddisfatto, è apparente perché 
il piacere non dà gioia, l’uomo è fatto per la gioia e la gioia è una relazione, è qualcos’altro. 

L’uomo è costituito proprio dalla dialettica tra piacere e dovere, è qualcos’altro rispetto al piacere. In Genesi 3 il piacere è la regola dell’azione e ci si sbaglia; uno è schiavo a nome del piacere.
Poco male se almeno fosse felice,  invece dopo l’uomo si scopre nudo, triste, vergognoso, non si accetta e litiga con gli altri, perché è fatto per qualcos’altro.
Si capisce che il piacere è apparente perché
“il dopo” non ti piace, se mi piacesse si riproverebbe ad averlo.
La regola con la quale lo vedi non è il piacere ma sarà un’altra.
Così mi piace volare e mi butto dal decimo piano perché mi piace l’ebbrezza del volo, sì, è un  piacere immediato brevissimo, poi c’è un dispiacere.
Il criterio che ha l’uomo è quello del dopo, dopo ti sazia o non ti sazia?
E l’uomo è l’unico  animale che ha un dopo, è trascendente. Ecco allora, il comportamento secondo il piacere come unico criterio è sempre comunque sbagliato e il nemico lo usa come esca. Il male si fa perché piace, se no non lo si fa, però ti accorgi che non appaga, cioè il male ti appaga immediatamente ma poi lo paghi molto caramente. 
Il bene, al contrario, lo paghi subito e poi ti appaga.
Questa è la prima regola che distingue l’uomo dall’animale.
All’animale gli basta il piacere, l’uomo no, fa qualcos’altro che dovrà poi definire, fa parte della sua natura.
Quando cerchiamo il male il piacere diventa  il criterio, che però appunto non appaga.
Quando cerchiamo ancora il male, cosa fa lo Spirito buono?
Ci rimorde con la coscienza, cioè la ragione ci fa capire che non siamo fatti per questo, entriamo in conflitto con noi stessi, e questa è opera di Dio.
Quindi non bisogna togliere i sensi di colpa, ho ucciso e non sento colpa: molto  male, devi sentirla; ho fatto il male e non sento rimorso: molto male, devi sentirlo, se  no vuol dire che non hai uso di ragione. È proprio la ragione che ci fa capire che siamo fatti per qualcos’altro e ti fa sentire il rimorso e ci fa sentire lo scarto fra ciò che abbiamo fatto e quello per cui siamo fatti. 

E questa  qui  è la prima regola quando cerchiamo il male, il nemico ci dà il piacere, Dio attraverso la coscienza ci dà il dispiacere, perché non siamo fatti per quello. La regola è molto semplice, trattenere i moti buoni e respingere quelli cattivi, ciò vuol dire che non devo agire in base al criterio del piacere, devo vedere o no se quel piacere è vero, se mi costruisce oppure no.

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