Esercizi Spirituali Ignaziani
p. Silvano Fausti
Le regole del discernimento
La quarta regola [317] ci parla della desolazione. È l’opera tipica del nemico quando cerchiamo il bene, che ci lascia soli, ecco il concetto della solitudine, dell’abbandono, il fondo dell’inferno.
L’uomo è relazione e nella solitudine “non è”, con tutto ciò che comporta la solitudine. E allora descrive appunto quest’opera del nemico in noi.
La prima cosa è l’oscurità, si capisce che la compagnia è la luce della vita, l’uomo è relazione, da solo è all’oscuro, non sa chi è, è definito dall’altro. Questo chiuderci in noi nelle nostre oscurità è
così tipico, ma non viene da Dio. Quindi il turbamento, quindi l’inclinazione alle cose basse e terrene per compensarci; non sapendo chi sono, riempio il mio vuoto di tutto ciò che posso, quindi
l’inquietudine, non sono mai sazio, sono cose che non vengono mai da Dio. Le agitazioni, le oscurità, i turbamenti, inclinazioni negative, inquietudini e tentazioni, sono cose che conosciamo molto bene, vale la pena di avvertirle perché ci sono anche quando non le avvertiamo, di riconoscere che sono negative e di respingerle e così sto molto meglio.
Poi continua a descrivere; c’è un secondo aspetto della desolazione, che è quando l’anima è senza fiducia, senza speranza e senza amore, il contrario delle virtù teologali. Tutto ciò che mi toglie fiducia, speranza e amore non viene mai da Dio. Così mi trovo pigro, tiepido, triste, come separato dal Creatore e dal Signore. Il male lo faccio poi io per deflessione, il male non è nelle cose, lo faccio io. Il nemico mi turba con questi sentimenti negativi, poi quando ho questi sentimenti negativi, se li accolgo evidentemente il male lo faccio per ignoranza, per confusione, per errore, per questi sentimenti negativi.
“Come infatti la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che nascono dalla consolazione sono opposti ai pensieri che nascono dalla desolazione”, cioè da questo stato d’animo, consolato o desolato nascono due modi di pensare, due modi di vedere il mondo e la vita e quindi due modi opposti di agire ed è per questo che dobbiamo essere avvertiti alla radice. La radice
è questo Spirito buono che è quello che in noi c’è e la vita spirituale è soprattutto l’avvertenza di queste due cose.
Allora è importante nell’esame della coscienza capire qual è il primo oggetto dell’esame: sono i pensieri e i sentimenti che mi hanno mosso, in modo da prenderne coscienza e da avvertirli e
quindi sapere come atteggiarmi interiormente, perché poi per il resto l’uomo agisce secondo quello che sente dentro e appunto il principio del bene e del male, della vita nuova e della vita nella
schiavitù. E proprio al di dentro la vera lotta, è a questo livello, però spesso neanche l’avvertiamo, perché viviamo fuori casa, non avvertiamo queste cose e diciamo che così siamo spontanei, no, in
noi c’è spontaneo il bene e il male, sono due spontaneità opposte, sta a noi riconoscerle e prenderne atto.
Vedete anche la puntigliosità con cui sono descritte, il linguaggio è molto articolato, poi sarà anche difficile distinguerle perché si possono intrecciare e combinare, però qui avete, se non altro, il linguaggio base: quando cerco il male il nemico interviene sempre mediante il piacere e Dio mi dà il rimorso perché mi ha dato l’uso di ragione, quando cerco il bene Dio mi dà attrazione, fiducia e
consolazione e il nemico mi da desolazione, è normale che sia così.
Tra l’altro tutte queste regole sono, in modo molto sintetico, la raccolta di tutta la tradizione cristiana della filocalia, ma le troviamo tutte nella Scrittura, da Genesi in poi.
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