mercoledì 28 agosto 2013


Marina Štremfelj 
Centro Aletti 
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della 
sapienza dell’ascolto e della comunicazione
IL COLLOQUIO SPIRITUALE dovrebbe favorire…: 

18. Il colloquio spirituale fa comprendere la parola di san Paolo: “questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Tes 4,3).
Come alla cristoformità non si può giungere con una visione parziale di Cristo, così è anche per la santità.
Occorre uno sguardo integrale su Cristo e sulla salvezza che ha operato.
E’ ovvio che non possiamo santificarci da soli, ma ci può santificare solo lo Spirito, Colui che ci conduce alla cristoformità.
Nella vita sempre possiamo scegliere, possiamo decidere in quanto liberi.
Noi siamo santi nella misura in cui abbiamo deciso di aprirci al Santo, allo Spirito, alla sua presenza e alla sua azione che trova in noi e nella nostra vita spazio e ‘permesso’ di agire secondo il volere di Dio.
Più diamo spazio, tempo, precedenza, ascolto, possibilità di agire, più lo Spirito agisce, più è presente e più realizza la sua promessa.
L’obbedienza nella vita spirituale significa anzitutto acconsentire al movimento che ci rende nuova creatura, è questo passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo nato segretamente nelle acque battesimali, ed è una esigenza iscritta nel nostro battesimo: la docilità al principio della santificazione, cioè allo Spirito Santo.
Dice Isaia: “così sarà della parola uscita dalla mia bocca, non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidera e senza aver compiuto ciò per cui lo mandata” (55,11).
La persona, a partire della Parola di Dio, ha la possibilità di realizzare la propria vita in modo totale in quanto tutto viene compito.
E i santi sono testimoni di questo, a partire da san Paolo che dice: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché  anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,8-10). Paolo sapeva bene che le tribolazioni sono riservate a tutti e che è proprio quando si pensa di esserne esenti il momento in cui esse sono più vicine.
Pace e gioia spirituali possono venire solo da Dio e proprio per questo possono diventare un aiuto vero nei momenti di inquietudine, di persecuzione, di prove, di conflitti, di malumori…
Paolo ha sperimentato sulla propria pelle che non c’è nessun momento della vita così grave nel quale non si possa sopravvivere, poiché si è sempre sorretti da una forza interiore che è più grande di noi e che va al di là di tutte le difficoltà.
Dio si manifesta spesso in maniera sorprendente.
Tante volte succede che qualcosa ci fa soffrire molto, ma tutto si svolge nel silenzio, senza capire minimamente che cosa sta succedendo e che cosa possa significare.
Forse solo dopo tanto tempo, quando il tempo ha già fatto calmare i dolori e le lotte interiori, la persona smette anche di cercare le spiegazioni, perché ormai non ce n’è più bisogno.
Spesso è proprio il tormento il ponte che ci fa fare certi passaggi spirituali e alle volte è addirittura necessario, anzi sarebbe pericoloso immaginarsi una vita senza lotte e senza tormenti, perché la persona facilmente rischierebbe un atteggiamento di rassegnazione, che fa diminuire addirittura la vigilanza spirituale.
Un tale compiacimento potrebbe rappresentare un ostacolo di fronte alle azioni dello Spirito Santo. San Paolo stesso ci dice che “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio” (At 14,22), e Cristo ai discepoli di Emmaus ricorda: “non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze?” (Lc 24,26).
Dal momento in cui aderiamo con fiducia, nel momento in cui crediamo che anche le tribolazioni sono necessarie, possiamo benedire “Dio, Padre del Signore Gesù Cristo…, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2Cor 1,3). 

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