martedì 20 agosto 2013

Sentiamo Cristo che ci ricorda: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5) e san Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13).


Marina Štremfelj 
Centro Aletti 
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della 
sapienza dell’ascolto e della comunicazione
IL COLLOQUIO SPIRITUALE dovrebbe favorire…: 

10. Il colloquio spirituale porta sempre di più
alla vera conoscenza di Dio,
di se stessi e del mondo
perché ci fa seguire
il cammino della purificazione dalla falsa immagine
di Dio, di me e di noi, delle relazioni, dell’amore.
Ammettendo sempre di più
chi è Dio nella sua verità nei nostri confronti, quale Padre che ci ama,
allora si riscopre la vera figliolanza e
si approfondisce la consapevolezza che tutto è grazia di Dio.
Sentiamo Cristo che ci ricorda: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5)
e san Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). 
Il cammino della vera conoscenza di Dio, di me e del mondo non arriva mai velocemente e deve includere la grazia della rivelazione stessa di Dio all’uomo.
Dio cerca nella persona la possibilità di rivelarsi, di rivelare il suo Volto.
Nello stesso momento, anche la persona comincia a sentire la necessità di aprirsi sempre di più, di rivelarsi a Dio e anche agli altri nella sua autenticità;
quindi, lentamente
riesce anche a far cadere
il mantello delle false protezioni e
le maschere dei giochi cominciano a sciogliersi.
A proposito di questo,
Rosmini si esprime in questi termini:
“l’essere tentato dai mali, e quasi oppresso,
abbassa l’altezza del nostro pensiero, e
ci costringe, quasi involontariamente,  a riconoscere ciò che siamo, senz’alcuna illusione.
E il senso di tanta nostra miseria viene reso dalla grazia il veicolo
che ci conduce alla cognizione di Dio.
Poiché non trovando in noi altro che miseria, e
non altro in questo mondo che tribolazione, il nostro cuore,
che non può starsi senza un bene ed un amore,
si rivolge finalmente a Dio,
quasi per una felice necessità di cui si serve la grazia,
e in Dio interamente si abbandona;
ed allora incomincia a riconoscerlo per il vero Bene,
e ad averlo per il solo suo Amore, e sente – oh quanto! – la verità di quelle parole di Gesù Cristo: Venite a me, o voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi ristorerò.”
Alle volte ci vuole un lungo cammino per avere il coraggio di ammettere
le proprie illusioni, i falsi appoggi e sicurezze
e riconoscere
che quello  che volevamo diventare partendo dalle nostre capacità,
o volevamo far apparire davanti agli occhi degli altri,
non sta in piedi e non viene costruito sulla roccia,
ma sulla sabbia.
Infatti, quando in noi stessi non riusciamo a trovare nessun appoggio,
cominciamo a cercarlo in Dio e questa è la grazia più grande per capire chi siamo realmente e veramente davanti a Dio.
La nostra più grande verità è che senza Dio non possiamo vivere (cf Gv 15).
Non conta se siamo capaci o meno, se siamo bravi o no.
E anche se avessimo migliaia di capacità e di possibilità di fare bene le cose,
finché non viviamo da figli, 
non viviamo dalla nostra verità più profonda e autentica. 

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