giovedì 8 agosto 2013

la guida, mentre ascolta, sta sensibilizzando anche l’orecchio della persona accompagnata, perché questa, mentre parla, automaticamente ascolta se stessa e diventa sempre più capace di sentire e di capire cosa sta dicendo.


Marina Štremfelj 
Centro Aletti 
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della 
sapienza dell’ascolto e della comunicazione
IL COLLOQUIO SPIRITUALE dovrebbe favorire…: 

2. Il colloquio spirituale dovrebbe favorire, prima di tutto
l’apertura del cuore, l’ascolto reciproco e la disponibilità interiore come atteggiamento di fondo.
Ed è questo che aiuta a sensibilizzare nella persona l’apertura dell’orecchio interiore per essere capace di riconoscere e comprendere la voce di Dio nel proprio cuore.
Possiamo fare il riferimento alle parole di p. Rupnik, che parla da un artista mosaicista:
“bisogna ascoltare la pietra, sentirla e vedere dove essa suggerisce di aprirla, non si deve colpire con violenza non si deve imporre la nostra volontà sulla pietra dove noi vogliamo che si apra  perché così la pietra si chiude come un riccio, ma se la apri lì dove lei suggerisce allora rimarrai stupito della meraviglia dei colori che nasconde dentro, cristallini e allora prendi un’altra, una terza, una quarta e poi li metti insieme e nasce un mosaico.”
Che significa?
L’ascolto dovrebbe favorire l’apertura interiore.
Per questo l’accompagnatore dovrebbe all’inizio sottomettersi alla persona, perché si riveli di sua libera scelta.
Bisogna lasciare libera la persona di parlare, non la possiamo fermare, né bloccare, né ostacolare, ma 
lasciarla aprire. 
Nello stesso momento la guida, mentre ascolta, sta  sensibilizzando anche l’orecchio della persona accompagnata, perché questa, mentre parla,  automaticamente ascolta se stessa e diventa sempre più capace di sentire e di capire cosa sta dicendo.
Può capitare molte volte che la persona, dopo aver parlato, facendole la domanda:
“ma ti sei sentita?”, risponda:
“Sì, ma solo adesso che mi sono espressa, mi sono resa conto di ciò che penso e …”.
In questo contesto, potrebbe essere molto utile la ripresa sintetica dell’accompagnatore,
dopo aver 
ascoltato la persona con le parole:
“se ho capito bene, tu volevi dire questo e questo…”,
il che sarebbe un altro modo di favorire nella persona l’ascolto di sé.  
E’ molto importante nel colloquio spirituale saper ascoltare,
saper individuare e capire
da quale fonte provengano certi pensieri e
che cosa si vuole raggiungere.  
In questo cammino di ascolto e di apertura subentra la necessità di saper affrontare ed
accettare il progresso che passa per la solitudine, il silenzio e il deserto.  
Passando per queste tre cose, si cresce,
anche se bisogna passare la logica cristica, pasquale. 
Si tratta di prove,
ma come la mamma quando partorisce sta male,
quando arriva il bambino, sente una ricompensa talmente grande
che, per amore suo, accetta di soffrire. 
Allora, la solitudine, il silenzio e il deserto
hanno tanti elementi in comune e spesso si vivono in profondo collegamento.
Anche se in un periodo sarà
più sottolineato il silenzio,
in un altro la solitudine e
nell’altro il deserto,
comunque questi momenti si intrecciano prima o poi. 

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