giovedì 11 luglio 2013

Più l’uomo si pacifica e si interiorizza, più deve pregare nell’umiltà e nella fiducia, in spirito « di infanzia », teso verso un incontro, in Cristo, con Dio Padre, « abba, Padre », come se pregasse per la prima volta.


Tappe ascetiche e aspetti pratici della Preghiera di Gesù
 O. Clement, J. Serr, LA PREGHIERA DEL CUORE, ed.Ancora

Quando il futuro S. Doroteo entrò in monastero,
voleva subito praticare le virtù più ardue e la preghiera perpetua.
Il suo padre spirituale,
il vegliardo recluso Barsanufio,
gli chiese invece di costruire un piccolo ospedale e dedicarsi ai malati.
Più tardi Doroteo si lamentava dell’ossessione carnale,
e Bar­anufio, in un “contratto” rimasto famoso nella storia della paternità spirituale,
gli chiese di non preoccuparsene, poiché egli prendeva tutto su di sé;
per contro, Doroteo si impegnava, su punti precisi,
 a un atteggiamento di umiltà, di fiducia, di carità.
Egli partiva dal centro,
lasciava irradiare il sole interiore:
a poco a poco, le sue tentazioni scomparvero da sole.
La “preghiera di Gesù” può aiutarci assai in questa ricostruzione di una base vitale sotto il sole del cuore.

I vecchi monaci dicono che
non bisogna temere i momenti di « pleroforia », di pienezza sperimentata nel corpo stesso;
essi insegnano, nella prospettiva della risurrezione,
un uso non passionale della gioia di essere;
chiedono di « circoscrivere l’incorporeo nel corporale »,
fino a vivere con gratitudine una umile e grave sensazione.
Camminare, respirare, nutrirsi, toccare la corteccia dell’albero, tutto può diventare celebrazione.
« Il nome di Gesù diventa una specie di chiave che apre il mondo,
uno strumento di offerta segreta,
una apposizione del sigillo divino su tutto quello che esiste.
L’invocazione del nome di Gesù è un metodo di trasfigurazione dell’universo ».

E’ bene che un esercizio di distensione,
di presa di coscienza del corpo,
termini non con una euforia immanente
– o con il sonno –
ma con l’invocazione.
Più l’uomo si pacifica e si interiorizza,
più deve pregare nell’umiltà e nella fiducia, in spirito « di infanzia »,
teso verso un incontro,
in Cristo, con Dio Padre, « abba, Padre »,
come se pregasse per la prima volta.
Solo questo atteggiamento può permettere
di utilizzare discretamente certe tecniche asiatiche di concentrazione,
tanto di moda oggi.

E’ bene che l’invocazione sia presente nell’amicizia e nell’amore. Quanto alla sua irradiazione necessaria nelle relazioni sociali e nei ritmi di lavoro, potrebbe essere la misura, il criterio di un’azione perseverante e creatrice dei cristiani nella società.


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