Con la notte dei sensi (attraverso un duro ed esigente impegno ascetico)
l’anima si libera dall’attaccamento disordinato catturante
e spiritualmente paralizzante delle cose sensibili,
dal modo di giudicare
e di scegliere basati sul proprio egoismo
e sul proprio interesse immediato,
sull’utilitarismo quotidiano nei rapporti interpersonali,
sulle comodità di ogni genere
e sull’abbondanza superba e gaudente.
L’uomo dei sensi e quello totalmente prigioniero
di un’unica prospettiva, quella terrena,
difficilmente capirà le esigenze di Dio e del Vangelo.
Coloro che intraprendono questo cammino tendono a sottovalutare le cose piccole perchè non sono facilmente individuabili, ma sono sottili vincoli che impediscono di procedere.
PRINCIPIANTI
Il primo sottile ostacolo con cui dovrà misurarsi un principiante riguarda non tanto i suoi difetti o le sue colpe più gravi, che si presumono rare e facilmente individuabili, quanto piuttosto le piccole distrazioni dal cammino che passano inosservate proprio perché abituali.
Tra queste Giovanni enumera
il parlar molto,
l’attaccamento alle persone,
al vestire,
alla residenza (la cella nel caso di un frate),
al mangiare,
alla curiosità di informarsi,
di udire, ecc.
Questi attaccamenti, in sé non gravi, fanno tuttavia sì che il discepolo non progredisca, ma anzi regredisca,
perché perde progressivamente interesse per ‘le cose celesti’, ossia per l’unità con l’Assoluto.
Se invece l’interesse fondamentale si mantiene,
esso ha come conseguenza quella di introdurre il discepolo in una fase decisiva del percorso che Giovanni chiama, con un’espressione diventata famosa, notte oscura.
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