venerdì 6 settembre 2013
Non è altro che l’analisi di ciò che uno con grande fatica farebbe alla fine e sapendolo in anticipo ti aiuta a farla già prima.
Esercizi Spirituali Ignaziani 1992
p. Silvano Fausti
Il metodo che do è molto semplice, è un metodo naturale, sembra complesso ma non lo è.
Ogni metodo sembra difficile fino a quando non la fai effettivamente, in realtà ti presenta il modo più semplice di fare la cosa.
È difficile all’inizio ma poi dopo ti aiuta.
Non è altro che l’analisi di ciò che uno con grande fatica farebbe alla fine
e sapendolo in anticipo ti aiuta a farla già prima.
Questo contro tutto lo “spontaneismo” che ci può essere nella preghiera,
non si prega quando si ha voglia,
non si prega in un modo qualunque,
non si prega come capita se capita,
la preghiera è l’arte della vita, è una disciplina,
per la quale stabilisco un tempo, un luogo e un metodo.
Perché l’uomo vive nel tempo, il tempo è vita.
Dare un tempo a Dio vuol dire dare la vita.
E proprio il tempo che si dà alla preghiera,
è il segno che ricevo la vita da Dio e la do a Lui.
Al di là di ciò che faccio,
è già adorazione assoluta,
è già preghiera il dare il tempo,
il tempo in cui non faccio niente, come il sabato,
è proprio quel far niente il sabato
che mi permette di godere la terra promessa, perché è un dono.
Nelle cose spirituali bisogna essere molto materiali:
“tempo, metodo”.
Allora la prima cosa da fare è entrare in preghiera,
perché normalmente siamo fuori del luogo della preghiera,
il luogo della preghiera è Dio davanti al quale dovremmo sempre essere.
E si entra in preghiera innanzitutto pacificandosi,
faccio un momento di silenzio,
lascio perdere tutti i pensieri,
anche quelli buoni,
respiro lentamente,
penso che incontrerò il Signore,
chiedo perdono delle offese fatte e perdono di cuore delle offese ricevute.
Questo è il primo atto per entrare in preghiera.
Poi mi metto alla presenza di Dio.
La preghiera sostanzialmente è un mettersi alla presenza di Dio. Dio è sempre presente, siamo noi che siamo assenti.
“Adamo dove sei? -Mi sono nascosto”.
E la preghiera è dire: “Eccomi” a Dio.
Faccio il segno di croce, che è il sigillo di appartenenza del Figlio al Padre, e guardo come Dio mi guarda.
Ecco, come mi guarda Dio?
La preghiera è sostare sotto lo sguardo di Dio, non sotto il proprio sguardo.
Come mi guarda Dio?
Gesù ci dice: li hai amati come ami me.
Dio ci guarda con lo sguardo di amore unico, totale, irripetibile, col quale guarda il Figlio.
Ed è vedere come Dio mi vede,
la mia verità e la verità di Dio,
ed è lì la preghiera,
il resto viene da Dio.
Faccio un gesto di riverenza, la preghiera è riverenza, è rispetto, è comunione con l’altro. E inizio la preghiera nella posizione che più mi serve, chiedendo di pregare.
Chiedo al Padre, nel nome di Gesù, lo Spirito Santo, perché il mio desiderio e la mia volontà, la mia intelligenza e la mia memoria siano ordinate solo a lode e servizio suo. Questa è la preghiera preparatoria che Ignazio mette all’inizio, in cui si chiede al Padre di pregare, nel nome di Gesù e la preghiera è il dono stesso dello Spirito, in modo che il mio desiderare e la mia volontà, la mia intelligenza e la mia memoria siano ordinate a Dio. In questa maniera almeno nella preghiera vivo
ciò che devo vivere tutta la vita. E la mia vita ha senso nella misura in cui il mio desiderio e la mia volontà, la mia intelligenza e la mia memoria sono ordinate a lode e servizio di Dio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento