martedì 13 agosto 2013

Appena si è fatto qualcosa, bene o male, la si offre e si volta pagina... e si finisce per offrire senza chiedersi neanche più se è bene o se è male”, e l’offerta va fatta così, come è, senza cercare di “perfezionarla” prima di presentarla a Dio.


Marina Štremfelj 
Centro Aletti 
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della 
sapienza dell’ascolto e della comunicazione
IL COLLOQUIO SPIRITUALE dovrebbe favorire…: 

4. Il colloquio spirituale dovrebbe favorire la spiritualità incarnata,
l’integrazione della realtà di vita quotidiana.
Si tratta di quella spiritualità che ha a che fare con la persona nella vita quotidiana, 24 ore su 24. Parlando dell’integrità della persona, abbiamo parlato dell’integrazione della vita passata, ma la spiritualità incarnata è piuttosto legata alla vita presente, attuale, all’oggi, altrimenti si rischia di diventare delle persone nostalgiche, sempre orientate al passato.
Ci sono infatti pochi sognatori del futuro, ma anche questo c’è.
A noi invece interessa ciò che realmente e eternamente esiste, cioè quello che rientra nel volere di 
Dio. “Non chi dice Signore, Signore… ma colui che compie la volontà del mio Padre” (Mt 5,12), che si consuma nella Parola: “il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era 
perduto” (Lc 19,10).
Quindi, con la grazia di Dio,  è importante
favorire la valorizzazione e l’accettazione spirituale della realtà quotidiana,
quella presente e non quella ideale.
La vita reale di ogni giorno, tante volte, è fatta di fango, di rabbie, di male, di grazie e disgrazie, di tutto e di più.
All’interno di questa visione, viene data alla persona la possibilità di accettare spiritualmente sia il successo che il fallimento, la malattia o la salute.
La persona che è spirituale, nell’ottica dell’incarnazione, si fa pochi problemi che le cose, a prima vista, siano andate bene o male.
Nella vita non dobbiamo dare il voto a ciò che facciamo, ma bisogna solo consegnarci e “non bisogna soprattutto provare di riuscire,
ma accettare, al contrario, di vivere in una perpetua atmosfera di sconfitta.
Appena si è fatto qualcosa, bene o male, la si offre e si volta pagina...
e si finisce per offrire senza chiedersi neanche più se è bene o se è male”, e
l’offerta va fatta così, come è, senza cercare di “perfezionarla” prima di presentarla a Dio.
“Chi si lava prima di presentarsi, vuol dire che non vuole dare tutto, ma vuole dare solo ciò che è bello. Ma Cristo desidera proprio ciò che è brutto... per guarirci. Non sono i sani che hanno bisogno del medico... (Mt 9,12-13). Le cose sono create per essere bruciate, polverizzate, gettate dalla finestra. Per un simile uso poco importa che siano belle o brutte: le ceneri saranno le stesse...
Teresa del Bambin Gesù diceva a una sua sorella dopo un piccolo sacrificio oscuro:
Ciò che hai fatto ora è più importante che se tu avessi ottenuto la restaurazione degli ordini religiosi in Francia!
Facciamo fatica a crederlo…,
è la lotta eterna fra lo spirito di Dio e lo spirito umano che vorrebbe sempre costruire dimore definitive.”  
Ecco la vera fiducia nell’amore di Dio e non in noi stessi. 

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