Troppo bello per non riportarlo sia l'intento di Macchiavelli sia la missione di don Milani... poi quel riferimento alla matematica...aspettando questo momento.
Avevamo letto in quei giorni quella lettera di Machiavelli dove lui si lamenta di esser costretto a star fuori di Firenze per non finire al Bargello arrestato. E dice che all’Albergaccio passa parecchio tempo all’osteria giocando a tricche-tracche, e che ogni sera, nel gioco, urla e “s’ingaglioffa”. Ma, quando il gioco finisce, sale in camera sua e lì, ogni sera, “si toglie le vesti da gaglioffo” e “indossa panni curiali” per leggere gli scritti degli antichi, e in loro compagnia si intrattiene, e ascolta le loro voci, e si nutre della loro sapienza. “Perché,” conclude, “questo è il cibo che solum è mio e che io nacqui per lui”. A Barbiana, una mattina, eravamo tutti intorno a don Lorenzo che leggeva il Vangelo, ma i ragazzi non stavano attenti. Non ne avevano voglia, quel giorno, di leggere il Vangelo. Ci fu allora una grande scenata e don Lorenzo li insultava. Gli dava di contadini e di avari. “Se faccio lezione di matematica state attenti,” diceva, “perché con la matematica si possono fare i quattrini. Il Vangelo invece non serve per fare quattrini. Per questo non state attenti”. “Ma io tutta la settimana insegno la matematica aspettando questo momento. Perché questo è il cibo che solum è mio e... come dice, Adele?...”. “E che io nacqui per lui”, dissi io. “Bellissimo! È così!... e che io nacqui per lui”. (Adele Corradi, Non so se don Lorenzo).
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