lunedì 13 maggio 2013

Negando le proprie ombre si finisce per esserne invasi.


Tecniche di lotta contro i demoni
Per vincere il male. La lotta contro i demoni nel monachesimo antico


Il “demone della vanagloria” 
si fa largo soprattutto nell’uomo virtuoso,
istillandogli il desiderio di rendere pubbliche le sue battaglie
e di aspirare ad una fama umana.
Questo demone si introduce di nascosto quando gli altri vizi sembrano vinti.
Spinge il monaco a combattere per una motivazione sbagliata,
non per Dio,
ma per piacere agli uomini.
Si tratta di una esaltazione dell’io e alcune persone
che si identificano con ideali elevati soccombono
alla tentazione di non abbandonarsi a Dio
ma di sostenersi con le proprie forze.

Il “demone dell’orgoglio” 
spinge tanto l’anima da “farla cadere dalla cima più elevata”.
L’orgoglio è il più pericoloso dei vizi
perché il monaco si ritiene come Dio
arrivando a negare la propria umanità.
Si finisce per gonfiarsi con contenuti dell’inconscio
fino a perdere il senso della realtà.
Jung definisce questo processo “inflazione”.
Ci si crede un profeta, un santo, un guaritore.
Negando le proprie ombre si finisce per esserne invasi.
Questo conduce alla perdita di equilibrio e alla dissoluzione della personalità.
L’orgoglioso cade del tutto in potere dei demoni
identificandosi con i contenuti archetipici dell’inconscio collettivo.
Viene posseduto totalmente.

Liberamente tratto da: Anselm Grün, Per vincere il male. La lotta contro i demoni nel monachesimo antico, San Paolo, 2006

Nessun commento:

Posta un commento