venerdì 10 maggio 2013

È importante tenere presente che “quando i monaci parlano dei demoni, vogliono descrivere la realtà nel modo in cui ne hanno fatto esperienza.



Tecniche di lotta contro i demoni
Per vincere il male. La lotta contro i demoni nel monachesimo antico.

Quello che oggi viene definito in psicologia come “fuga nella malattia”
per i monaci è opera dei demoni.
È importante tenere presente che “quando i monaci parlano dei demoni, vogliono descrivere la realtà nel modo in cui ne hanno fatto esperienza.
 A tale scopo hanno a disposizione un linguaggio non ancora scisso tra immagini e concetti, 
ma che unificava in sé concetto e immagine, parola e simbolo.
Se interpretiamo le descrizioni dei monaci come immagini che fanno riferimento ad un’ esperienza reale, allora esse possono esserci di grande aiuto per comprendere e affrontare le nostre esperienze”.
Pensando ai demoni come dei “superesseri terribili” fraintendiamo quello che i padri hanno voluto trasmetterci nelle loro demonologie.
“Proprio il fatto che i monaci parlino dei demoni in modo così mutevole […] mostra che essi non si riferiscono all’essenza dei demoni, ma al loro operato e quindi ai processi psichici”.

La distinzione in tipi di demoni della dottrina di Evagrio Pontico e di Cassiano, ma presente anche in Climaco, Massimo il confessore ed altri,
si riferisce agli otto vizi:
gola, lussuria, avarizia, tristezza, ira, accidia, vanagloria (sete di gloria), orgoglio.
La suddivisione rispecchia la tripartizione platonica.
 I primi tre vizi (gola, avarizia, lussuria) 
vengono attribuiti alla parte concupiscente dell’anima (epithymìa).
“Corrispondono a pulsioni fondamentali e potrebbero essere attribuiti
alla fase orale, anale ed edipica dello sviluppo della prima infanzia;
tali pulsioni sono proprie della natura umana 
e non possono essere semplicemente messe da parte, 
ma vanno integrate, in modo tale che raggiungano la giusta misura”.
 I tre vizi successivi sono più difficili da tenere a freno (tristezza, ira, accidia) 
in quanto non si lasciano tenere a freno come le pulsioni.
“Un corretto rapporto con questi vizi richiede un equilibrio ed una maturità interiori,
che possono essere raggiunti solo 
mediante un confronto sincero con i pensieri e gli stati d’animo e 
con l’aprirsi a Dio senza riserve”.
 Gli ultimi due vizi (vanagloria e orgoglio)
sono ancora più difficili da combattere dato che lo spirito è il meno propenso a farsi domare.

Liberamente tratto da: Anselm Grün, Per vincere il male. La lotta contro i demoni nel monachesimo antico, San Paolo, 2006

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