giovedì 28 novembre 2013

E come ogni lavoro onesto, compiuto secondo la volontà di Dio e per la sua gloria, anche questo tipo di lavoro può diventare uno strumento di santificazione.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

Quando l’intelletto osa raggiungere il suo limite,
trova allora i propri confini.
Parte alla ricerca della verità suprema ed ultima
e scopre che tutto il nostro sapere è frammentario.
L’orgoglio allora si spezza e due sono le alternative:
o si capovolge in disperazione,
oppure si inchina con venerazione davanti alla verità impenetrabile
e accetta umilmente con fede ciò che la naturale attività intellettiva non può conquistare.
Allora l’intellettuale,
alla luce della verità eterna,
comprende il giusto atteggiamento nei confronti del proprio intelletto.
Comprende che le verità supreme ed ultime
non possono venire svelate dall’intelletto umano
e che nelle questioni più essenziali
e di conseguenza nell’orientamento pratico della propria vita la persona più semplice,
se è ispirata dalla grazia divina,
può essere migliore del più grande scienziato.
Dall’altra parte riconosce l’ambito legittimo dell’attività intellettuale
e lì compie il suo lavoro,
come il contadino considera il suo campo come qualcosa di buono ed utile,
ma limitato nei suoi angusti confini come ogni altra opera umana.
Chi ha capito questo, non tratterà più nessuno «dall’alto in basso» 
Avrà quell’umanità schietta e genuina,
la modestia sincera e profonda,
che supera ogni barriera con semplicità e naturalezza.
Potrà parlare senza timore tra la gente la sua lingua intellettuale,
perché questa gli sarà così naturale come alla gente la propria lingua
e perché evidentemente non la considererà migliore.
Potrà approfondire i suoi problemi intellettuali,
visto che questo è in fondo il suo mestiere naturale:
userà il suo intelletto come il falegname la mano e la pialla,
e se potrà aiutare gli altri con il suo lavoro,
sarà ben disposto a farlo.
E come ogni lavoro onesto, compiuto secondo la volontà di Dio e per la sua gloria,
anche questo tipo di lavoro può diventare uno strumento di santificazione.
Così mi immagino san Tommaso:
un uomo che aveva avuto da Dio una non comune capacità intellettuale
e che aveva messo a frutto questo suo talento;
un uomo che andava per la sua strada tranquillo
e senza pretese e che si immergeva nei suoi problemi
quando aveva un momento libero;
un uomo che volentieri e di buon grado si rompeva il capo
e cercava delle risposte quando gli si ponevano difficili questioni.
Così è diventato una delle maggiori guide,
proprio perché non aveva mai voluto esserlo.

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