giovedì 26 dicembre 2013

vengono improvvidamente cancellate per un malinteso senso di rispetto delle altre tradizioni religiose



Da qualche anno, 
interrogativi inediti 
hanno comunque iniziato ad aleggiare 
sul Natale e sul modo di celebrarlo. 

Da un lato 
si è accentuata sempre di più 
la dimensione commerciale delle «festività di fine anno», 
che non a caso hanno assunto anche nella terminologia 
una dimensione slegata dall’evento della nascita di Gesù: 
ormai pochi, anche tra i cristiani, 
rammentano e testimoniano nei fatti che il mese precedente il Natale 
è il tempo dell’Avvento, 
cioè dell’attesa del ritorno del Signore, 
e si interrogano sulla coerenza di certi comportamenti 
con il messaggio cristiano. 
D’altro canto, 
assistiamo a curiose e a volte aspre polemiche 
circa l’opportunità o meno di celebrare in spazi laici e pubblici 
- in primis nelle scuole materne ed elementari - 
cerimonie «natalizie»: 
recite, canzoni, mostre di disegni, feste rievocative 
vengono improvvidamente cancellate 
per un malinteso senso di rispetto delle altre tradizioni religiose 
oppure enfatizzate e promosse per brandire un’identità «contro» l’altro.

Enzo Bianchi
Da La Stampa, 24 dicembre 2010

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