Verrebbe da chiedersi se queste tensioni e contraddizioni
non possano essere colte
come opportunità
per un serio ripensamento della propria fede - o non fede -
e del suo modo di esprimersi anche pubblicamente
in una società ormai multiculturale:
il fatto che determinate tradizioni natalizie non siano più accolte
come scontate da tutti
potrebbe essere un’ottima occasione per una purificazione
del modo che i cristiani hanno di vivere la propria fede
e di testimoniarla nella compagnia degli uomini.
Siamo così sicuri
che gli aspetti ritenuti più ovvi e caratteristici delle festività natalizie
abbiano davvero a che fare con la fede in Gesù,
nato da Maria,
venuto nel mondo per narrare a tutti il volto misericordioso di Dio?
Pensiamo realmente
che la presenza di giovanotti bardati
da vecchi bonaccioni nei centri commerciali
rimandi al mistero della notte di Betlemme?
O che dei buffi pupazzi
che si arrampicano sui nostri balconi
o si calano dai camini in concorrenza
con streghe a cavallo di una scopa rievochino
l’annuncio di «una grande gioia per tutto il popolo»
o «la pace in terra per gli uomini di buona volontà»?
E che coerenza mostra chi difende accanitamente la recita scolastica
con melodiosi canti natalizi facendone un evento irrinunciabile per il proprio figlio
e poi non si pone nemmeno il problema
di una sua partecipazione alla messa di mezzanotte o del giorno di Natale?
non possano essere colte
come opportunità
per un serio ripensamento della propria fede - o non fede -
e del suo modo di esprimersi anche pubblicamente
in una società ormai multiculturale:
il fatto che determinate tradizioni natalizie non siano più accolte
come scontate da tutti
potrebbe essere un’ottima occasione per una purificazione
del modo che i cristiani hanno di vivere la propria fede
e di testimoniarla nella compagnia degli uomini.
Siamo così sicuri
che gli aspetti ritenuti più ovvi e caratteristici delle festività natalizie
abbiano davvero a che fare con la fede in Gesù,
nato da Maria,
venuto nel mondo per narrare a tutti il volto misericordioso di Dio?
Pensiamo realmente
che la presenza di giovanotti bardati
da vecchi bonaccioni nei centri commerciali
rimandi al mistero della notte di Betlemme?
O che dei buffi pupazzi
che si arrampicano sui nostri balconi
o si calano dai camini in concorrenza
con streghe a cavallo di una scopa rievochino
l’annuncio di «una grande gioia per tutto il popolo»
o «la pace in terra per gli uomini di buona volontà»?
E che coerenza mostra chi difende accanitamente la recita scolastica
con melodiosi canti natalizi facendone un evento irrinunciabile per il proprio figlio
e poi non si pone nemmeno il problema
di una sua partecipazione alla messa di mezzanotte o del giorno di Natale?
Enzo Bianchi
Da La Stampa, 24 dicembre 2010
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