martedì 16 luglio 2013
Gli stessi elementi valgono anche per l’accompagnamento spirituale, dove c’è una persona che guida e una che cammina, ma al frutto spirituale si arriva solo dopo aver seguito le ispirazioni dello Spirito Santo.
Marina Štremfelj
Centro Aletti
Il colloquio spirituale è un’arte che prende le dimensioni e i colori della
sapienza dell’ascolto e della comunicazione
IL COLLOQUIO SPIRITUALE COLLOCATO NELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE
Che cosa è l’accompagnamento spirituale, quale ne è lo scopo principale
1. E’ l’arte spirituale per eccellenza perché, in fondo, si tratta delle ispirazioni e della creatività che aprono nuove dimensioni e nuovi colori nella vita.
In ogni arte spirituale prima di tutto c’è una persona, un “artista” che si lascia ispirare per far nascere un’opera d’arte come frutto visibile di ogni ispirazione.
Gli stessi elementi valgono anche per l’accompagnamento spirituale, dove c’è una persona che guida e una che cammina, ma al frutto spirituale si arriva solo dopo aver seguito le ispirazioni dello Spirito Santo.
Sono tanti i possibili pericoli di un pensiero solamente umano,
che apparentemente può sembrare geniale,
ma non è detto che sia frutto dell’ispirazione spirituale, dello Spirito Santo,
l’unico che dà senso alle nostre parole.
Questo, se vale per il discepolo, vale anche per il maestro.
Tramite il rapporto con il maestro,
il discepolo si libera
da una sterile valutazione di se stesso,
dall’essere ancorato alla propria volontà,
e questa rinuncia è l’inizio della creatività spirituale,
perché permette di essere liberi anche da se stessi
e così di disporsi ad essere pronti alla volontà di Dio
che fa con noi che noi mai saremmo stati in grado di immaginare.
La guida spirituale, a sua volta, deve imparare la docilità all’ispirazione spirituale,
che sorpassa le semplici capacità psicologiche di introspezione,
che in questo caso possono essere più di ostacolo che di utilità.
San Serafino di Sarov, un grande monaco russo vissuto tra il 1759 e il 1833,
a chi gli faceva i complimenti per la sua capacità di chiaroveggenza,
rispondeva:
“Il cuore dell’uomo è aperto solo a Dio...
io considero come un indizio proveniente da Dio il primo pensiero che si forma in me;
senza conoscere che cosa il mio interlocutore abbia nell’anima,
io credo soltanto che Dio mi indichi di dirgli questo o quello;
per il suo bene spirituale.
Vi sono dei casi nei quali, dopo aver ascoltato la confidenza di qualcuno,
io metto da parte la mia fede nella volontà di Dio
e decido secondo la mia propria intelligenza, senza ricorrere a lui;
ebbene, in questi casi sbaglio sempre”.
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