lunedì 16 gennaio 2017

qualsiasi tentativo per saperne di più fa presto a sembrare indiscrezione, sia all'imperatore sia allo schiavo.

(...)
L'osservazione diretta degli uomini
è una norma ancora meno completa, limitata com'è, nella maggior parte dei casi,
alle constatazioni piuttosto grette di cui la maldicenza umana si pasce.
Il rango, la posizione, i casi della nostra vita
restringono inoltre il campo visivo dell'osservatore:
il mio schiavo ha possibilità completamente diverse
da quelle che io ho per osservar lui; e tanto brevi quanto le mie.
Son venti anni che il vecchio Euforione mi porge il flacone dell'olio e la spugna,
ma la mia conoscenza di lui si ferma al suo compito,
e la sua di me al mio bagno;
e qualsiasi tentativo per saperne di più fa presto a sembrare indiscrezione,
sia all'imperatore sia allo schiavo.
Quel che sappiamo sul conto degli altri è quasi tutto di seconda mano.
Se per caso qualcuno si confida, non fa che perorare la sua causa;
la sua apologia è già pronta. Se lo osserviamo, non è solo.
Mi è stato rimproverato di leggere con piacere i rapporti della polizia di Roma;
vi scopro continuamente di che stupire;
amici o sospetti, sconosciuti o familiari, questa gente mi sorprende;
le loro follie mi servono di scusante alle mie.
Non mi stanco mai di paragonare la persona tutta vestita all'uomo nudo.
Ma questi rapporti ingenuamente circostanziati
aumentano il fascio dei miei documenti
e non mi danno l'ombra d'un aiuto per emettere un verdetto.
Che il tale magistrato dall'aspetto austero abbia commesso un delitto
non mi consente affatto di conoscerlo meglio.
Ormai, mi trovo in presenza di due fenomeni anziché di uno solo,
l'apparenza del magistrato e il suo delitto.
Quanto all'osservazione di me stesso, mi ci costringo,
non foss' altro che per entrare a far parte di questo individuo
in compagnia del quale mi toccherà vivere fino all'ultimo giorno;
ma una familiarità che dura da quasi sessant'anni
comporta ancora parecchie probabilità di errore.
Nel profondo, la mia conoscenza di me stesso è oscura;
interiore, inespressa, segreta come una complicità.
Dal punto di vista più impersonale, è gelida,
tanto quanto le teorie che posso elaborare sui numeri:
mi valgo di quel po' d'intelligenza che ho per esaminare più dall'alto,
da lontano, la mia vita, che, in tal modo, diventa la vita di un altro.
Ma questi due procedimenti della conoscenza di sé sono difficili,
ed esigono, l'uno che ci si cali entro se stessi, l'altro che ci si ponga all'esterno.
Per inerzia, tendo come tutti a sostituirvi mezzi meramente consuetudinari,
un'idea della mia vita parzialmente modificata
dall'idea che se ne forma il pubblico:
giudizi bell'e fatti, cioè a dire mal fatti, come un modello già preparato
sul quale un sarto maldestro adatti a fatica la nostra stoffa.
Strumenti di valore ineguale, utensili più o meno logori; ma non ne possiedo altri:
me ne servo per foggiarmi alla meglio un'idea del mio destino d'uomo.


(Marguerite Yourcenar; "Memorie di Adriano")


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