giovedì 19 gennaio 2017

Il fatto è che oggi ci sono molti che sono come i due discepoli di Emmaus

SERVE UNA CHIESA -
«Anzitutto
non bisogna cedere 
alla paura di cui parlava il beato John Henry Newman:
«Il mondo cristiano sta gradualmente diventando sterile, e si esaurisce come una terra sfruttata a fondo che diviene sabbia».
Non bisogna cedere
al disincanto, allo scoraggiamento, alle lamentele.
Abbiamo lavorato molto e, a volte, ci sembra di essere degli sconfitti, e abbiamo il sentimento di chi deve fare il bilancio di una stagione ormai persa, guardando a coloro che ci lasciano o non ci ritengono più credibili, rilevanti.

Rileggiamo in questa luce, ancora una volta, l’episodio di Emmaus (cfr Lc 24, 13-15).

I due discepoli scappano da Gerusalemme.
Si allontanano dalla “nudità” di Dio.
Sono scandalizzati dal fallimento del Messia nel quale avevano sperato e che ora
appare irrimediabilmente sconfitto, umiliato, anche dopo il terzo giorno (vv. 17-21).
Il mistero difficile
della gente che lascia la Chiesa;
di persone che, dopo essersi lasciate illudere da altre proposte,
ritengono che ormai la Chiesa - la loro Gerusalemme - non possa offrire più
qualcosa di significativo e importante.

E allora vanno per la strada da soli, con la loro delusione.
Forse la Chiesa è apparsa
troppo debole,
forse troppo lontana dai loro bisogni,
forse troppo povera per rispondere alle loro inquietudini,
forse troppo fredda nei loro confronti,
forse troppo autoreferenziale,
forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi,
forse il mondo sembra aver reso la Chiesa
un relitto del passato,
insufficiente per le nuove domande;
forse la Chiesa aveva risposte per l’infanzia dell’uomo
ma non per la sua età adulta.

Il fatto è che oggi ci sono molti che sono come i due discepoli di Emmaus;
non solo coloro che cercano risposte nei nuovi e diffusi gruppi religiosi,
ma anche coloro che sembrano ormai senza Dio sia nella teoria che nella pratica.

Di fronte a questa situazione che cosa fare?

Serve una Chiesa
che non abbia paura di entrare nella loro notte.
Serve una Chiesa
capace di incontrarli nella loro strada.
Serve una Chiesa
in grado di inserirsi nella loro conversazione.
Serve una Chiesa
che sappia dialogare con quei discepoli,
i quali, scappando da Gerusalemme, vagano senza meta, da soli,
con il proprio disincanto,
con la delusione di un Cristianesimo ritenuto ormai terreno
sterile,
infecondo,
incapace di generare senso».
papa Francesco, Ai vescovi brasiliani – 27 luglio 201

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