mercoledì 30 aprile 2014
iniziamo a parlare, tentiamo poi di leggere i segni grafici in cui si cristallizza la parola e, alla fine, li produciamo
LEGGERE, PARLARE, SCRIVERE
Il leggere fa l'uomo completo,
il parlare lo rende pronto,
lo scrivere lo rende preciso.
Questa trilogia, che dobbiamo ai Saggi
del celebre filosofo inglese cinquecentesco Francesco Bacone,
intreccia in sé i fili fondamentali della cultura,
alla quale però lo stesso pensatore associava anche l'esperienza.
Certo è che una delle avventure più alte in assoluto dell'umanità è quella della parola,
tant'è vero che essa diventa il segno supremo per definire
Dio, il suo mistero e il suo rivelarsi:
«In principio era la Parola», proclama la prima riga del Vangelo di Giovanni.
E attorno alla parola si sviluppano appunto quei tre atti
che nell'ordine della nostra vicenda umana sono di solito così scanditi:
iniziamo a parlare, tentiamo poi di leggere i segni grafici in cui si cristallizza la parola
e, alla fine, li produciamo.
A questi tre momenti Bacone assegna una particolare qualità.
Col parlare diretto e immediato abbiamo la possibilità del dialogo e del confronto vivo;
col leggere cresce in noi il sapere;
con lo sforzo di calare l'incandescenza dei pensieri e dei sentimenti nello scritto si acquisisce il rigore, la precisione, l'accuratezza.
È purtroppo vero, però, che
questi tre atti non di rado sono devastati dal nostro comportamento:
il parlare diventa chiacchiera,
la lettura mera evasione
e lo scrivere una banalità (pensiamo solo alla valanga dei "messaggini").
Ritorniamo, allora, al gusto di compiere queste azioni umane fondamentali, soprattutto quel leggere che in Italia è ancora così raro.
Carlo Bo, grande critico letterario, osservava che
«il leggere dovrebbe essere una guida e non un rifugio per far passare il tempo».
Ma per fare questo è importante avere
un libro sapiente in mano e un po' di silenzio attorno.
Gianfranco Ravasi
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