la discriminante
Se non hai
mai cacciato, mai amato,
se il profumo dei fiori non ti ha mai attratto
e la musica non ti ha mai commosso,
non sei un uomo ma uno stolto.
Mi capita tra le mani un libretto da regalo senza data, pubblicato da un ignoto editore milanese certamente parecchi anni fa e intitolato Fonti di saggezza islamica (probabilmente ne seguivano altri secondo le varie culture).
Il primo testo che è proposto è appunto il bel proverbio arabo - o almeno presentato come tale - che oggi offro ai lettori.
Lasciamo stare la caccia che è un argomento che non mi entusiasma,
ma che potremmo trascrivere metaforicamente come simbolo della ricerca umana e religiosa.
Ma la discriminante, qui indicata, tra l'uomo vero e lo stupido è assolutamente condivisibile.
In modo essenziale potremmo dire che
ciò che distingue la persona autentica
dall'uomo o dalla donna banale, volgare, superficiale
è lo stupore.
È la scoperta del mistero che si cela nella realtà del cuore, della natura, dell'arte, della religione. Senza questa capacità di intuizione profonda,
il cuore rimane un muscolo,
la persona un organismo,
la natura un sistema di energie e di dati fisici,
l'arte e la spiritualità fenomeni improduttivi,
destinati magari ai sognatori.
E invece è proprio in quei valori che pulsa la vita vera dell'umanità,
ciò che dà sapore alla quotidianità,
ciò che trasfigura la materia e la corporeità.
Senza una goccia di amore,
senza il fremito della bellezza,
senza il palpito della fede,
senza l'intimità della contemplazione,
siamo solo cose tra le cose,
siamo bestie tra altre bestie.
Gianfranco Ravasi
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